Il divieto di utilizzo dell’amianto, in Italia, quest’anno… diventa maggiorenne. Era infatti il 1992, diciotto anni fa, quando finalmente questa pericolosa sostanza venne messa fuori legge. E tuttavia era quasi un secolo (vedi box qui accanto) che gli scienziati ne conoscevano gli effetti pericolosi per la salute. Inoltre, continuano ancora adesso atteggiamenti illegali e irresponsabili (vedi pagina 4) nello “smaltimento” di amianto ed Eternit. La ConferenzaDi recente si è anche tenuta in Umbria, a San Gemini, la prima Conferenza regionale – non governativa – dedicata all’argomento, che ha visto la partecipazione di molti lavoratori e cittadini, esposti e vittime dell’amianto, e di loro familiari, insieme ad autorità del mondo scientifico, istituzionale e politico-sindacale.La Conferenza, organizzata dall’Osservatorio nazionale sull’amianto – Regione Umbria, e dai lavoratori dei vari stabilimenti nei quali si è fatto uso massicciamente del pericoloso minerale, è stata introdotta e moderata dall’avv. Ezio Bonanni, il quale ha detto con forza: “Migliaia di cittadini e lavoratori, uomini e donne, si sono ammalati o sono morti, a causa del pericoloso cancerogeno, sacrificati sull’altare del profitto, perché il profitto costituisce una nuova religione, un dio pagano al quale rendere sacrifici umani. Bisogna riappropriarsi del senso etico-giuridico del Diritto, che non può prescindere dai fondamentali presupposti della tradizione giudaico-cristiana, che costruiscono le palafitte della nostra civiltà. Al dio pagano del profitto dobbiamo contrapporre il Dio cristiano, ed unirci tutti prima di tutto nella preghiera, anche per ricordare i defunti e chiedere per loro pace e giustizia, per ricordare e per non dimenticare e per sostenere i parenti ed i familiari, gli amici, e gli stessi lavoratori e cittadini esposti al rischio di gravi patologie, la cui latenza può essere anche di decenni”. “L’attività legale – ha sottolineato – non è sufficiente… L’avvocato è inerme di fronte a queste tragedie, perché, se la persona muore, non c’è difesa che tenga, e in questo caso rischia di morire prima l’essere umano che il corpo: i lavoratori malati sono soli, e per i loro diritti devono combattere contro le istituzioni pubbliche, gli enti previdenziali, gli enti ospedalieri, asfissiati da esigenze di bilancio, perché è sempre il bilancio che rischia di contare…”. Esiste qualche via di uscita da questa tragedia che naufraga nella burocrazia, se non nell’indifferenza? “L’idea – ha detto Bonanni – è di creare una rete di solidarietà, e una struttura, anche sanitaria, dove ci sia il volto umano e cristiano della medicina, perché spesso la buona parola ed un sostegno psicologico è migliore di ogni medicina”. Esperienza direttaÈ quindi intervenuto mons. Francesco De Santis, delegato del vescovo mons. Vincenzo Paglia, il quale ha testimoniato con la sua esperienza quanto sia pericoloso e dannoso l’amianto, che è capace di determinare patologie gravissime e spesso mortali anche a distanza di decine di anni dall’esposizione. Ne è seguita la preghiera, in un momento di forte spiritualità e d’intensa partecipazione di tutti i presenti. Per la prima volta i lavoratori dell’amianto, molti dei quali malati, alcuni con il destino che sembra già segnato, i familiari, o semplici cittadini hanno potuto pregare per le vittime dell’amianto. “L’uomo dev’essere posto al centro. Nell’essere vivente va visto prima di tutto un fratello, che per ciò stesso non può essere sacrificato per il profitto. Solo con la riappropriazione dei valori cristiani, in grado di permeare anche la legislazione e l’interpretazione delle norme, è possibile sconfiggere l’idea del profitto che nega l’uomo e l’ingiustizia di cui sono doppiamente colpiti i familiari e le vittime dell’amianto, che ancora attendono giustizia, su questa terra”, è stato ribadito dai vari relatori intervenuti dopo mons. De Santis. I lavoratori hanno dunque deciso di accogliere l’idea espressa nell’introduzione dall’avv. Bonanni di costituire, anche attraverso l’Osservatorio nazionale amianto, un gruppo di lavoro per affermare una rete di solidarietà in tutta Italia, e di strutture di preghiera, sostegno, ricerca, diagnosi e cura, esclusivamente con offerte di privati, e senza gravare sul bilancio pubblico. Si intende in questo modo rimuovere il contrasto con gli enti pubblici previdenziali, che il più delle volte negano i diritti a questi lavoratori, costringendoli a lunghe cause, e con risarcimenti spesso erogati solo dopo la morte dell’avente diritto (le patologie asbesto correlate danno di solito solo pochi mesi di vita). L’idea è stata accolta con favore anche dai numerosi Sindaci intervenuti, dal Vice presidente della Provincia di Terni e dal delegato della Giunta regionale, che hanno deciso di designare dei propri rappresentanti a far parte del gruppo di lavoro.