Pane dato a Cristo

Dopo quella di Todi, apre una mensa anche a Orvieto

“Chi chiede cibo è più che povero. Nel mondo, a causa di questa condizione estrema di povertà, ogni giorno muoiono uomini, donne, bambini… È un dramma inaccettabile per il XXI secolo”. Questo è il cuore del messaggio che la Caritas Europa ha lanciato il 27 gennaio di quest’anno, presentando al Parlamento europeo la campagna “Zero Poverty” in occasione dell’Anno europeo di lotta alla povertà e all’esclusione sociale degli emigrati e dei rifugiati. La Caritas italiana ha invitato tutte le diocesi ad aderire, e quelle dell’Umbria hanno compiuto una serie di gesti significativi, in sintonia con Benedetto XVI che si è recato in visita all’ostello Caritas di Roma presso la stazione Termini. La diocesi di Orvieto – Todi ha accolto immediatamente il messaggio Caritas. Grazie alla quota assegnatale dai fondi dell’8 per mille, che i cittadini hanno donato alla Chiesa cattolica italiana, ha istituito due mense: una a Todi, già a regime, che accoglie stabilmente trenta persone per complessivi 60 pasti giornalieri; e una a Orvieto, non ancora a regime e che nel frattempo funziona con buoni-pasto. Complessivamente è stata prevista la spesa di euro 142 mila per la costruzione e l’allestimento funzionale delle due strutture. Sì è pensato alle mense non solo per la tradizione umbra, che ne ha una in ogni diocesi, ma anche per la domanda emersa in questi anni presso i cinque Centri d’ascolto che sono sul territorio della diocesi di Orvieto-Todi e a cui si sono rivolte circa 4 mila persone ogni anno. Infatti, la crisi economica che affligge il Paese e la chiusura di numerose aziende non solo hanno fatto giungere alle porte della Caritas intere famiglie di immigrati, ma anche cittadini italiani in difficoltà che mai avevano chiesto di essere aiutati. La mensa, il dare da mangiare, non solo obbedisce ad un precetto di misericordia che lo prescrive come comportamento che il cristiano deve fare proprio, ma dare cibo a chi lo domanda risponde soprattutto al comandamento “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Com’è possibile dirsi cristiano senza praticare questo grande ed essenziale comando del Signore? Rifiutare il cibo è il comportamento più scandaloso del nostro tempo. Eppure il cibo c’è in abbondanza tra i popoli ricchi. Non ci sono ampie e avvedute politiche di sviluppo perché i popoli poveri ne abbiano a sufficienza. Si impedisce – come ripetutamente ha richiamato il magistero di Benedetto XVI – che le risorse vengano distribuite equamente: le leggi dell’economia, del mercato, della finanza di fatto impediscono a tanti affamati di poter sopravvivere con le loro famiglie e i loro bambini. Riflettiamo con le forti parole di san Cesario, vescovo di Arles: “Dio su questa terra ha fame e sete nella persona di tutti i poveri, come ha detto egli stesso: ‘Ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me’ (Mt 25,42). Quel Dio che si degna di ricompensare in cielo vuole ricevere qui in terra. E chi siamo noi che quando Dio dona vogliamo ricevere e quando chiede non vogliamo dare? Quando un povero ha fame, è Cristo che ha fame… Non disprezzare dunque la miseria dei poveri, se vuoi sperare con sicurezza il perdono dei peccati. Cristo, fratelli, ha fame, egli si degna di aver fame e sete in tutti i poveri; quello che riceve sulla terra, lo restituisce in cielo”.

AUTORE: Antonio Colasanto