Malati che risanano gli altri

Festa della beata Margherita e convegno diocesano dei Volontari della sofferenza

Non c’è alcuna condizione che possa escludere una persona dalla strada della santità. Nemmeno l’handicap fisico. Anzi, la beata Margherita insegna a tutti che persino la menomazione fisica può essere motivo per essere santi. È stato mons. Domenico Cancian a ricordarlo domenica scorsa nella chiesa di San Domenico. Si celebrava la festa della beata Margherita, patrona dei portatori di handicap e dei sofferenti. Proprio nella chiesa di San Domenico, dal 1320, si conserva il corpo della beata, nata a Metola (presso Mercatello) nel 1287 e vissuta per gran parte della vita a Città di Castello. Qui, pur essendo limitata nella vita fisica da gravi handicap (specialmente la cecità), seppe dare testimonianza di fede e carità anche facendosi promotrice della pace tra le famiglie e le fazioni politiche. Anche quest’anno la festa di beata Margherita è stata preparata dal triduo predicato dal domenicano padre Alberto Viganò e dall’incontro con i domenicani laici del centro Italia. La chiesa di San Domenico domenica scorsa ha ospitato i membri del Centro volontari della sofferenza, che hanno celebrato il loro annuale convegno diocesano. È stato Pasquale Caracciolo, in mattinata, a ricordare “L’invito del servo di Dio mons. Luigi Novarese”. Il sacerdote, oggi venerabile, in gioventù fu guarito miracolosamente dopo ripetute novene fatte da lui e per lui. Ornella Mariucci ha quindi raccontato la storia di questo prete che si dedicò alla cura spirituale degli ammalati e di coloro che se ne prendono cura. E lo fece fin dal 1947. Grazie a Gesù e alla sua parola “ero malato e mi avete visitato…” da allora, fino ad oggi e per sempre risuonerà questa parola nel cuore dei cristiani come un bisogno forte e vero – da parte di chi gode di buona salute – di prendersi cura del fratello che si trova in difficoltà. In definitiva, a sua volta, è questo fratello malato che aiuta il mondo a camminare sulla via del bene e della pace. Mons. Domenico Cancian ha celebrato per tutti gli aderenti a questa associazione la messa. Anche Margherita ha riconosciuto nella sequela di Cristo, crocifisso e risorto, la possibilità di vivere l’esperienza della sofferenza senza soccombere allo scoraggiamento, alla delusione o alla diserzione. Da lei viene un grande incoraggiamento per tutti i malati. A Città di Castello il Centro volontari della sofferenza è di casa. Lo scorso 18 aprile i capigruppo e gli animatori della regione hanno tenuto una riunione, ospiti nella casa madre delle suore Piccole Ancelle del Sacro Cuore. Quel giorno l’assistente regionale don Demetrio Podac ha presentato alcune tecniche per capire meglio le dinamiche del gruppo, e per superare, all’interno dello stesso, eventuali difficoltà.

AUTORE: F. M.