Il Centro sportivo italiano in Umbria

In Umbria sono 13 mila i tesserati e 250 le società dell’associazione sportiva cattolica

L’ultimo degli eventi organizzati dal Centro sportivo italiano (Csi), finito sulla stampa internazionale, è stata la Clericus Cup, ossia “la Coppa del mondo dei sacerdoti e seminaristi”. Divertente quanto combattuta. Il Csi, la più antica associazione polisportiva d’Italia, è nato nel 1944, erede dell’esperienza della Federazione delle associazioni sportive cattoliche italiane creata nel 1906 dall’Azione cattolica italiana e sciolta, nel 1927, dal regime fascista. In questi giorni, in Umbria, il Csi propone la corsa agonistica di Gubbio. “Dopo dieci anni torna nella nostra regione un evento importante – afferma il presidente regionale del Csi, il perugino Roberto Pascucci – che è una grande opportunità anche per le strutture recettive dell’Eugubino, pronte ad ospitare più di 1.500 atleti”. Csi in Umbria, oltre 13 mila tesseratiIl Csi umbro conta 13 mila tesserati, 250 società sportive, una sessantina di circoli parrocchiali e di oratori. Cinque sono i comitati di coordinamento del Csi: Perugia, Gubbio, Terni, Foligno e Spoleto, con un centro-zona a Città di Castello; ogni comitato ha il suo consulente ecclesiastico, un sacerdote. Negli ultimi dieci anni l’azione del Csi è cresciuta, dopo un periodo in cui la Chiesa aveva trascurato l’attività sportiva quale strumento di formazione, trascorsa la grande stagione degli oratori degli anni ’60 e ’70. Ma quegli anni – dove il prete era amico, allenatore e arbitro – sono rimasti gelosamente custoditi nella memoria di tanti cattolici e non. Anche un famoso gruppo musicale, Elio e le Storie tese, nella canzone Oratorium ha cantato di quando, attorno ad un pallone di calcio, basket o pallavolo, la Chiesa riusciva ad educare migliaia di giovani: “È una canzone che sa (…) di stringhe di amicizia (…) di voglia di stare insieme, di odore tiepidino di spogliatoio, di schiocchi improvvisi di calcetto, di incontro di catechesi un giovedì pomeriggio a primavera inoltrata, di don simpatici e suor Giselle centravanti, di partite indimenticabili, (…) di domenica mattina, di anni splendidi, di sala giochi, di cammino di formazione, di stupidéra”. Tempi che forse ritorneranno, grazie alla riapertura di oratori e centri sportivi e al forte impegno del personale del Csi. “Puntiamo moltissimo sulla formazione dei nostri dirigenti e tecnici. Qui in Umbria – spiega Pascucci – ci incontriamo due volte all’anno: a Trevi in febbraio e, a settembre, a Roccaporena”. Fare sport per stare insieme all’altroDon Leonardo Romizi è il consulente ecclesiastico regionale del Csi. “C’è sempre chi si occupa del primo classificato – afferma -, specie ai tempi dello sport business. Per questo, noi del Csi, amiamo dire che il nostro sport è quello dal terzo in giù”. Con una battuta, don Leonardo restituisce allo sport il suo valore più vero, quello educativo fondato sulla lealtà verso gli altri, il rispetto dell’avversario e – innanzitutto – per le regole del gioco. Lo sport per lo spettacolo estremo, per attrarre più tifosi paganti, per il campione ricchissimo a volte sembra irrispettoso, se non della vita, della dignità delle persone. Logiche perverse che si ripercuotono negativamente molto più in basso: tutti hanno udito, almeno una volta, padri e madri spingere i propri figli a colpire l’avversario sui campi di calcio delle categorie minori. “Non è più sport – continua don Leonardo – perché fare sport significa, per prima cosa, stare bene con gli altri. Lo sport proposto dal Csi – continua il sacerdote – è rivolto all’educazione globale della persona: i nostri tecnici sportivi hanno un livello tale da competere con quelli delle Federazioni nazionali ma, soprattutto, sono dei veri educatori, che ti indicano il giusto cammino nella vita”.

AUTORE: Paolo Giovannelli