Il Padre ci “pota” perché portiamo molto frutto

Quaresima. Intervista all’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti: come capire l’intervento di Dio nelle nostre vite

La Quaresima è iniziata con il solenne rito dell’imposizione delle Ceneri, accompagnato dall’invito: “Ricordati che cenere sei e cenere tornerai” oppure: “Convertiti e credi al Vangelo”. Parole che suonano cupe, quasi minacciose, eppure l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti ha parlato della Quaresima non come tempo di tristezza ma come “tempo di fioritura, inizio di primavera”. Parole che ha rivolto ai giovani universitari nella liturgia delle Ceneri celebrata nella chiesa dell’Università, mercoledì subito dopo la celebrazione in cattedrale. Mons. Bassetti, ai giovani ha parlato di Dio come di un contadino che pota. Un’immagine ormai lontana dalla vita quotidiana, non crede? “Anche se non l’hanno mai visto fare, tutti sanno che la primavera è tempo di potatura e i nostri contadini sanno benissimo che se un albero non lo poti, muore; ma se lo poti, rinnova la sua forza per un raccolto più abbondante”. Potare è un’arte difficile, bisogna sapere cosa tagliare, quando e dove. Non tutti lo possono fare…“Gesù ci dice che lui è la vera vite e che il Padre è l’agricoltore che pota ogni tralcio che porta frutto, perché porti più frutto (Gv 15, 1-2). Dio sa quando e cosa potare. Dio conosce quali cose dobbiamo lasciare e quando ne è il momento. Ed anche il perché. Perché la potatura non è mai fatta per tagliare soltanto. È fatta soprattutto per ridare nuova vitalità. Certo, il contadino quando taglia non guarda il ramo che cade. Spesso taglia proprio il ramo più grosso, lasciando un esile tralcio che tende al cielo; ma in quel tralcio fragile già ‘intravede’, con gli occhi della ‘fede’, l’abbondanza dell’uva matura. Chi non è contadino si stupisce, perché vede solo il presente e non sa spiegarsi certi tagli. Solo il contadino capisce, non perché vede, ma perché intravede con gli occhi della fede”. Lei ha detto ai giovani che la Quaresima serve a capire lo stile di Dio, il suo intervento nella nostra vita, il perché della sua potatura. Come ci si arriva? “Occorre armarsi della ‘fede’ del contadino; mai guardare indietro, né giudicare solo con il criterio del presente. È il raccolto, non la potatura, il criterio di verità. È la fede che addolcisce la sofferenza della potatura con la gioia del raccolto; è la fede che riempie di speranza il sacrificio; è la fede che trasforma il dolore in fecondità; è la fede che ti lancia nella vita oltre il presente, per non rimanere incastrato nella paura”. Non è facile riconoscere l’opera di Dio nei fatti che ci accadono, nelle piccole e grandi sofferenze della vita. Come possiamo prepararci, allenarci a riconoscere i segni di Dio? “In questa Quaresima, noi per primi dobbiamo fare una grossa pulizia interiore, tagliando i rami secchi o spinosi o malati. I rami secchi sono il fatalismo, la rassegnazione, l’indifferenza. Sei un ramo secco quando lasci che il fratello se la sbrighi da solo, annaspando nel fango della tristezza. Il tuo problema è anche il mio; e allora, se lottiamo insieme, uno per l’altro e uno con l’altro, ogni macigno sulla nostra strada potrà essere facilmente rimosso. I rami spinosi o sterili sono le nostre cattiverie, invidie, giudizi cattivi, rabbie. Guai a chi ci tocca: scattiamo subito, con risposte che feriscono più di un coltello. Ci sono poi quelli che vivono alla giornata, senza ideali, che mai si impegnano per gli altri, chiusi nel loro egoismo. Preferiscono le scorciatoie, cercano i ‘miracoli’ e accusano sempre gli altri dei loro mali, mai se stessi”. … Ce n’è di lavoro da fare… “I rami malati da tagliare purtroppo sono ancora tanti: guadagni illeciti e facili, denaro prestato ad usura, speculazioni sulle disgrazie altrui, vili ricatti, mani sporche di spaccio di droga, vendette che non perdonano, salari da fame, lavoro nero, lobby di tutti i tipi che favoriscono l’amico dell’amico”. Per questa Quaresima cosa chiede ai suoi fedeli, agli abitanti di questa diocesi? “Prego perché questa Quaresima ci aiuti a prendere coscienza della situazione del nostro albero, e il Signore ci dia il coraggio di convertirci, di cambiare, tagliando concretamente l’indifferenza che uccide, la cattiveria che paralizza e l’ingiustizia che produce morte. La fede è libertà, è serenità, è forza, è lotta contro ogni violenza, anche mafiosa. La fede è vedere la vita con gli occhi di Dio”. E la primavera, dov’è? “Dio è più grande di noi. Con gli occhi del contadino ‘intravedo’ un Dio che vuole condurre la nostra Chiesa ad un cristianesimo di qualità, capace di valorizzare il poco che abbiamo nelle nostre povere mani. Intravedo la fecondità che passa da tante lacrime e sofferenze di persone buone. Nasceranno cristiani coraggiosi e maturi, famiglie più unite, solidali e aperte. Non è possibile che l’impegno di tanti non porti i suoi frutti. Intravedo una fioritura vocazionale, frutto dei sacrifici nascosti di tanti preti fedeli, vicini alla gente ed eroici, di quell’eroismo evangelico spesso non riportato dalla stampa. E intravedo, sullo sfondo di questa Quaresima, il costato aperto del Cristo risorto che accoglie le nostre mani tremanti per potere, tutti insieme, proclamare: Mio Signore e mio Dio”. Maria Rita ValliI coltivatori della fedeDio agisce nella vita di ciascuno di noi attraverso i fatti, le persone che incontriamo, che alimentano o ostacolano la nostra fede. Chi sono queste persone? Sono i “coltivatori della fede”, risponde mons. Bassetti. E ne indica alcuni. I genitoriSono soprattutto i genitori i “coltivatori” della fede dei figli: con la parola giusta al momento giusto, dimostrando forza e coraggio nelle tribolazioni della vita. I genitori ascoltino le domande talvolta “irriverenti” dei figli, sappiano capire, spiegare, consigliare. La loro fronte, segnata dal battesimo e dalla cresima, non si pieghi a nessun ricatto, per la forza della fede frutto dello Spirito, dono del Signore. I nonniRicordino i proverbi più belli ai nipotini, per condire di sapienza cristiana tutti gli avvenimenti della vita, superando il fatalismo, nella certezza dell’amore di un Padre “che vede e provvede”. I sacerdotiLa loro gioia sia quella di seguire i propri fedeli in questo cammino. Creare uomini e donne di fede matura sia la loro fierezza, con particolare attenzione ai “lontani”, da incontrare con cuore grande e acutezza di mezzi in un dialogo aperto con tutti, nelle piazze e nei bar. I religiosiDiventino i primi fratelli in questo comune cammino verso la celeste Gerusalemme. Siano uomini e donne “dall’occhio penetrante”, proprio per la tensione escatologica che li contraddistingue come carisma. Segno di questa forza sia il sorriso sulle labbra. La comunitàInfine, ma non ultimo, è all’interno di una comunità cristiana che la fede si rafforza, nella lode divina, nel dialogo, nella fraterna esortazione e correzione, memore sempre dell’antica esperienza: “La fede, donandola, si rafforza”.