“Il nostro è un ricordo, un riandare con il cuore alla figura di don Giussani come uomo, cristiano, sacerdote, insegnante, educatore, maestro di vita cristiana nella Chiesa e nella società, amico e padre”. Ha esordito con queste parole il card. Dionigi Tettamanzi nell’omelia della messa di suffragio in ricordo di mons. Luigi Giussani. La liturgia è stata celebrata nel duomo di Milano a 5 anni esatti dalla scomparsa del sacerdote, avvenuta il 22 febbraio 2005, ed è stata concelebrata dal presidente della Fraternità di Comunione e liberazione, don Julian Carron. “Don Gius”, come lo chiamano i suoi amici e seguaci, era nato a Desio il 15 ottobre 1922; fu ordinato sacerdote dal cardinale Ildefonso Shuster il 26 maggio 1945. Dedicò i primi anni di sacerdozio all’insegnamento in seminario, per poi proseguire la sua opera presso il liceo Berchet di Milano come professore di religione. Lì prese il via l’opera che caratterizzò la sua vita: il movimento di Comunione e liberazione, riconosciuto ufficialmente dal Pontificio consiglio per i laici l’11 febbraio 1982. “Siamo pieni di gratitudine al Signore – ha commentato don Julian Carron – per la vita di don Giussani e perché questa realtà, che da lui è nata, è viva e c’impegna a immedesimarci sempre di più con il suo carisma. Più passa il tempo, più ci rendiamo conto che è la risposta adeguata alle circostanze che stiamo vivendo”. Don Carron ha poi detto quanto sia “impressionante” vedere come don Giussani “continui a essere presente e continui ad accompagnarci con tutto quanto ci ha lasciato, e con tutto ciò che opera in noi e per noi nel presente”. Nel duomo di Milano gremito dai membri di Cl, l’arcivescovo Tettamanzi si è rivolto all’assemblea ricordando “alcuni convincimenti più che abituali per voi di Comunione e liberazione”. Precisando che in essi si trovano “le ragioni umane e cristiane per il realizzarsi sempre più maturo di quella comunione fraterna e di quello slancio missionario universali che sono tra i doni più preziosi e gli impegni più forti che la Chiesa quotidianamente riceve da Cristo, suo Sposo e Salvatore”. In particolare, il Cardinale ha citato un estratto dalla prima enciclica di Papa Benedetto XVI, la Deus caritas est. In essa è contenuto, ha affermato l’arcivescovo di Milano, “quello che può definirsi il filo rosso della vita e della passione educativa di don Giussani e di Comunione e liberazione: ‘All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte, e con ciò la direzione decisiva’”. Nell’attuale “contesto di esasperato pluralismo culturale”, ha aggiunto il card. Tettamanzi, l’esempio del fondatore di Cl può essere prezioso. “Il giudizio cristiano sulla realtà – ha detto il porporato –, la formazione della coscienza secondo la fede cristiana si pone come fondamento e forza di quell’impegno educativo che rappresenta senza alcun dubbio, come spesso ripete il Santo Padre, una delle attuali priorità pastorali della Chiesa. I Vescovi italiani intendono raccogliere questa sfida e la presentano come decisiva per il prossimo decennio pastorale”. In questo ambito, ha concluso la riflessione l’Arcivescovo, “penso che l’insegnamento, la vita, le opere di don Giussani abbiano ancora tanto da offrire alle nostre comunità”.