Una storia gloriosa

Abatjour

Scusassero: l’immortale bellezza dei vicoli di Gubbio, questa mia città bella senza tempo, mi ha momentaneamente distolto dall’obbligo di rispondere alla domanda che mi ero posto: cosa c’è dietro quel NOSH (Nullum oratorium sine hospitio) dei Canonici Regolari che sant’Ubaldo importò nella sua diocesi?Dice don Pietro: c’erano tante iniziative di carità, ispirate ad uno slogan non detto ma sempre operante: la fantasia al potere. Elencarle tutte sarebbe fatica improba, una striscia lunga da qui a lì. La case religiose, ad esempio, erano (quando riuscivano ad esserlo) l’unica salvezza dei mercanti aggrediti dai tanti mariuoli che vegetavano lungo le principali vie di comunicazione, in attesa del transito del pollo buono. Sulla via Romea erano oltre 100 le strutture di questo genere, una ogni 20-25 km. E accanto alle chiese c’erano scholae, cimiteri, luoghi di ristoro per i pellegrini, dove si potevano anche comprare viveri e vettovaglie di piccolo taglio, senza dazio. Con il tempo, ai religiosi subentrarono persone pie addette a queste opere di carità, sostenute da famiglie benestanti. Infine si diffusero le Confraternite, formate solo da laici, ma sempre ispirate ai dettami evangelici sulla carità e il soccorso a chi si trova in difficoltà. Poi nacquero gli Ordini religiosi ospedalieri, tra i quali i Canonici Regolari di san Bernardo, di sant’Antonio di Vienne. Soprattutto le suore si distinsero nell’intera gamma di questi servizi. In l’Umbria poi – conclude don Pietro – erano talmente numerose le case dei Canonici Regolari che il numero degli hospitia crebbe di molto. E crebbero hospitia anche accanto alle università e alle sedi delle corporazioni delle arti e dei mestieri, che ne fecero un punto vitale dei loro programmi. I Canonici tornarono ad essere un ideale di alto profilo e al tempo stesso un incentivo efficace. Ma la domanda: “Che cosa c’era dietro il NOSH” non voleva una riposta intessuta solo di cose fatte, puntava a cogliere la convinzione di fondo che motivava e sosteneva tutte quelle iniziative.E la convinzione di fondo che motivava e sosteneva tutte quelle iniziative era che la Chiesa senza la cura dei poveri non è la Chiesa di Cristo e del Collegio apostolico, ma una congrega di buontemponi che mena il can per l’aia. Troppo cruda la frase? Non credo. Se poi vogliamo addolcirla, e renderla digeribile, la moderna scienza filosofico-nutrizionista mette a nostra disposizione tanti di quei pretesti da tacitare la nostra coscienza. Ma basta riprendere contatto con le Scritture per ridurre a vago ricordo la pace della coscienza troppo frettolosamente raggiunta.

AUTORE: Angelo M. Fanucci