Nel primo pomeriggio del 27 gennaio – con un orario insolito, per dare modo di raggiungere Perugia al ministro Francesco Profumo, che poi non è arrivato a causa del Consiglio dei ministri che si è prolungato oltre il previsto – nell’aula magna gremita, si è svolta con la tradizionale solennità l’inaugurazione del 704° anno accademico dell’Università degli Studi. Il pro-rettore Antonio Pieretti ha letto il messaggio del Ministro, in cui tra l’altro si afferma che “la ricerca scientifica e la formazione del capitale umano qualificato costituiscono oggi le fonti primarie della ricchezza umana e materiale delle nazioni, nonché il motore della crescita del Paese”. Ed ancora: “La formazione è tutto, nella maturazione di una persona, nella crescita di una classe politica e dirigente onesta ed efficiente, nello sviluppo di un Paese come comunità nazionale”, concludendo con l’appello all’impegno comune per il bene dell’ItaliaÈ stato poi il rettore Bistoni a tracciare un quadro della situazione per l’università e la società alla luce delle attuali difficoltà, soprattutto in termini di risorse. Il Rettore ha evidenziato il ruolo dello Studium Perusinum nello scenario nazionale e internazionale. “Un’autorevole fonte informativa, la Scimago Institutions Rankings – ha riportato Bistoni – sulle 3.042 università analizzate a livello mondiale, colloca la nostra al 477° posto a livello mondiale, al 174° in Europa e al 21° in Italia. Lo Studium generale sale, invece, al 4° posto tra le Università italiane per l’autorevolezza delle pubblicazioni apparse sulle più qualificate riviste scientifiche internazionali”. Il Rettore ha indicato gli sforzi compiuti in questa fase e gli impegni futuri. “Sarà indispensabile promuovere, accanto alla ricerca pura, anche quella rivolta all’innovazione e alla produttività. Solo a queste condizioni infatti l’ateneo perugino potrà richiamare l’attenzione delle aziende e delle industrie sia regionali che nazionali e attrarre nuove e più significative risorse dall’esterno… È l’Umbria stessa, nelle sue diverse realtà, che oggi reclama un forte investimento nella ricerca scientifica e nella tecnologia per uscire dall’impasse in cui si dibatte. Di questa necessità, peraltro – ha concluso Bistoni -, c’è chiara consapevolezza a tutti i livelli, come attestano i recenti accordi di collaborazione stipulati dall’ateneo con la Regione, la Confindustria e con altre istituzioni locali. Però occorre fare di più, imboccare la via di cui è stata antesignana, con grande lungimiranza, la Fondazione Cassa di risparmio di Perugia. Dell’attenzione che finora ha riservato all’ateneo sono grato al suo Presidente e ai suoi amministratori”. Sono seguiti poi gli interventi di Letizia Pietrolata per il personale tecnico-amministrativo, e di Alessandro Tassi, della facoltà di Agraria, a nome degli studenti. “Magnifico Rettore – ha chiesto la Pietrolata -, in una fase così delicata per la nostra Università, il personale tecnico amministrativo e bibliotecario garantisce la massima partecipazione, collaborazione e disponibilità, ma allo stesso tempo chiede maggiore attenzione e considerazione dall’intero sistema universitario, affinché anche i nuovi vincoli possano trasformarsi in opportunità di crescita e valorizzazione”. “Crediamo che sia possibile riformare l’Università – ha sostenuto Tassi -. Secondo molti c’è bisogno di maggiori investimenti economici. Sicuramente è così; ma a nostro avviso ciò che serve realmente è un cambio di mentalità e di approccio, che si traduca nel coraggio di mettersi in gioco e nella disponibilità a perdere qualche privilegio. Solo a queste condizioni l’Università può diventare non solo fucina di professionisti del sapere, ma anche luogo di incontro e di cultura”. Ha fatto seguito la prolusione del prof. Carlo Andrea Bollino, ordinario di Microeconomia, sul tema, “La sfida globale dello sviluppo sostenibile”, ponendo in parallelo le criticità dell’attuale situazione sul piano energetico e di tutela ambientale con quelle che hanno seguito la fine della Seconda guerra mondiale. L’idea sarebbe quella di una sorta di Piano Marshall, “cioè un accordo sulla condivisione di sacrifici presenti per ottenere benessere e prosperità futuri. Quanti non lo faranno, non saranno parte della storia: verranno spazzati via ben prima di quanto se l’aspettino, perché verranno altri a prendere il loro posto”. L’omelia di mons. Bassetti nella chiesa dell’UniversitàCome da tradizione da molti anni affermata, l’anno accademico dell’Università, per coloro che sono credenti, inizia nella cappella universitaria che dal 1958, dopo il lungo periodo di uso profano (150 anni circa) svolge la funzione liturgica sua propria. A mezzogiorno del 27 gennaio, pertanto, l’arcivescovo Gualtiero Bassetti ha celebrato la messa cui hanno assistito il rettore Francesco Bistoni, il pro rettore Antonio Pieretti, il direttore amministrativo Angela Maria Lacaita, presidi, docenti, studenti, personale tecnico, amministrativo e bibiotecario. “Il futuro della nostra Università di Perugia, dico ‘nostra’ per sottolineare il ‘bene comune’ che questa istituzione rappresenta – ha sottolineato mons. Bassetti nell’omelia – è purtroppo reso complicato dalla scarsità delle risorse che affligge tutto il mondo dell’istruzione. Anche per questo colgo l’occasione per stringermi in preghiera con tutta la comunità scientifica, con tutti coloro che fanno dei sacrifici per portare avanti le proprie ricerche e i propri studi e con tutti coloro che contribuiscono con la loro passione e il proprio ingegno, spesso in solitudine e senza clamore dei mass media, a far crescere e prosperare questa meravigliosa istituzione che è lo Studium Perusinum… Con questa celebrazione eucaristica diamo inizio con gioia all’inaugurazione del 704° anno accademico dell’Università degli studi di Perugia; un’istituzione prestigiosa che da più di sette secoli dà lustro a questa città e a tutta l’Italia, formando allievi e studiosi che si sono affermati in ambito nazionale e in quello internazionale. Un’istituzione che rappresenta un patrimonio prezioso per la nostra comunità, che va difeso e aiutato senza remore, con amore e profondo rispetto”. Ha poi sviluppato un originale commento della parabola del seme gettato nel terreno, che germoglia e cresce, “come, il seminatore stesso non lo sa”: “Affinché la Parola produca frutto – ha detto -occorre seminarla, annunciando il Vangelo, il resto viene da sé. Forse che il contadino, dopo la semina, si ferma nel campo per ricordare al seme che deve germogliare? Il seme non ha bisogno di lui: ha in sé tutto il necessario per divenire spiga matura. Così il regno di Dio annunciato dalla Parola. Non è l’azione dell’uomo che produce il Regno, ma la potenza stessa di Dio”. Una riflessione sulla sapienza umana e la sapienza di Dio per farne rilevare la possibile armonia.