La giustizia è in affanno anche in Umbria. “Questa macchina giudiziaria perennemente in panne deve essere riparata, rinnovata e rigenerata” ha detto il procuratore generale presso la corte d’Appello di Perugia Giovanni Galati durante la solenne cerimonia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Mancano magistrati, personale amministrativo, e scarseggiano anche mezzi e risorse per il suo normale funzionamento. Quella civile rischia il collasso. La strada per riscuotere un credito non onorato o per risolvere una lite con un vicino è come un labirinto alla fine del quale spesso non è la giustizia vera a trionfare ma quella che premia i furbi che hanno soldi per pagare onorari salati ai “principi del Foro”. Un male che non è certo solo dell’Umbria, dove la situazione rispecchia quella nazionale. Il presidente della corte d’Appello di Perugia Wladimiro De Nunzio ha parlato di “fenomeni incancrenitesi nel tempo, come la formazione dell’enorme stock di arretrato” nella giustizia civile, che invece “rappresenta un elemento decisivo per la competitività del Paese”.
L’onnipotente prescrizione… Le “lungaggini del rito – ha proseguito De Nunzio – comportano un numero abnorme e sempre più in crescita di estinzioni di reati per prescrizione. Il che assicura impunità, scarsa protezione delle vittime del reato, diffusa insicurezza sociale e sfiducia nel controllo di legalità istituzionalmente demandato al magistrato. Non può e non deve essere la prescrizione lo strumento destinato ad elidere l’arretrato”.
Ancora più esplicito è stato il Procuratore generale: “Appare evidente l’ulteriore abbassamento della qualità del servizio-giustizia reso ai cittadini, e determinato a mio avviso in questi ultimi anni soprattutto dall’assenza di volontà dei poteri preposti di assicurare alla magistratura il necessario per garantire l’indipendenza e l’efficacia dell’azione, cui si è aggiunto un clima di diffusa sfiducia creato attorno ai giudici con finalità di delegittimazione, che grave danno ha provocato al Paese”.
Nel distretto dell’Umbria (che comprende gli uffici giudiziari dei circondari di Perugia, Terni, Orvieto e Spoleto, e delle sezioni distaccate di Assisi, Città di Castello, Foligno, Gubbio e Todi) sono in servizio 99 magistrati mentre l’organico ne prevede 117. La sezione penale del tribunale di Perugia ha solo 6 magistrati su un organico di 10, tanto che continuano a saltare udienze con rinvii e processi che vanno in prescrizione. Mancano anche cancellieri ed impiegati: l’organico ne prevede 535 e quelli in servizio sono invece 458. Il Procuratore generale ha detto che sono “sempre meno numerosi, mal retribuiti ed in stato di vero e proprio abbandono”. Per cercare di tamponare la situazione, le Province di Perugia e Terni hanno messo personale dei loro uffici a disposizione. Quella di Perugia sta anche attivando tirocini retribuiti di giovani laureati. Il Governo si appresta a ridisegnare la mappa degli uffici giudiziari cancellando ed accorpando quelli minori.
Lo scopo è quello di ridurre le spese e di un impiego più razionale di magistrati e personale amministrativo. Un progetto che in Umbria sta però suscitando proteste e reazioni di politici, amministratori ed avvocati in quei centri che rischiano di perdere i loro uffici giudiziari. In una situazione così complessa e difficile “rivendico – ha detto il Procuratore generale – la elevata qualità del lavoro dei magistrati umbri, sempre nei limiti in cui oggi è possibile svolgere il nostro lavoro”. Droga e infiltrazioni mafioseI dati forniti in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario confermano la gravità del problema della droga a Perugia ed in tutta l’Umbria, che – ha detto il Procuratore generale – è diventata un luogo di transito e di rifornimento anche per il consumo in altre regioni. I procedimenti penali che riguardano organizzazioni che gestiscono il traffico e lo spaccio sono aumentati nell’ultimo anno di oltre il 20 per cento.
Il sindaco di Perugia e presidente dell’Anci regionale Wladimiro Boccali ha detto che questo “primato di morti per droga” nel capoluogo umbro “è inaccettabile”. “Uno scenario – ha aggiunto – che mina la serenità dei cittadini e li espropria di spazi pubblici”. Negli ultimi mesi però le forze di polizia – ha soggiunto Boccali – hanno intensificato i controlli nel territorio, in appartamenti e giardini, con “risultati importanti, anche se – ha sottolineato – dobbiamo interrogarci sul perché di una domanda così alta di droga nel nostro territorio”.
Per quanto riguarda il pericolo di infiltrazioni mafiose e della criminalità organizzata nella economia e nella società dell’Umbria, nei vari interventi è stato sottolineato che il rischio è alto ma che finora tutti i tentativi sono stati stroncati. Per prevenire questo fenomeno e garantire la sicurezza dei cittadini – ha detto il prefetto di Perugia Enrico Laudanna – “va mantenuto ed intensificato il dialogo con le istituzioni, la Chiesa, le associazioni di categoria ed i sindacati”.
SEMPRE PIÙ BABY-DELINQUENTI
I magistrati che in Umbria si occupano dei minorenni sempre più di frequente si trovano di fronte a bambini. Il Tribunale dei minorenni nell’ultimo anno ha emesso 12 sentenze di “non doversi procedere” perché gli imputati avevano meno di 14 anni. Per quanto riguarda il tipo di reati, i furti rappresentano la maggioranza, spesso commessi da nomadi in appartamenti. Molti i danneggiamenti. È stato definito “massiccio il coinvolgimento di minori, come bassa manovalanza, in attività di spaccio di stupefacenti”. La stragrande maggioranza dei minori sottoposti a procedimento penale sono stranieri. Nei loro confronti è difficile intervenire per il recupero personale e sociale, a causa della loro situazione familiare.
CARCERI SOVRAFFOLLATE
“Dallo stato delle carceri si misura il livello di civiltà di un Paese” ha detto il ministro della giustizia Paola Severino all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Catania. Anche in Umbria le carceri sono sovraffollate. Dai 1.269 detenuti del 30 giugno 2009 si è passati ai 1.730 del 30 ottobre scorso, mentre la capienza è di 1.134. Il 40% di loro sono in attesa di giudizio. Vuol dire che sono in carcere senza essere stati ancora condannati, quindi potrebbero essere innocenti. Le donne sono il 5% di tutta la popolazione carceraria in Umbria, mentre sono 152 i detenuti con meno di 25 anni. Novantadue sono i detenuti con problematiche psichiatriche. Il 28 per cento sono tossicodipendenti. L’affollamento delle carceri umbre ha peggiorato le condizioni di vita dei detenuti, tanto che nell’ultimo anno ci sono stati tre suicidi e 22 tentativi di sucidio.