Nella solennità di san Feliciano, il 24 gennaio, i folignati affollano la cattedrale, omaggiano la statua in processione e ne baciano il piede, implorando la protezione del martire. Ma la festa del Patrono è soprattutto l’abbraccio della Chiesa alla città, l’amore che scaturisce dalla fede e che si riversa su quanti vivono nella civitas sancti Feliciani. La festa è anche l’occasione propizia perché la Chiesa si interroghi sul volto che oggi caratterizza la nostra città. Non si possono, infatti, richiamare tradizioni e ricordi senza riattualizzarli nel presente. Foligno è città viva e vivacissima in molti periodi dell’anno, poi però rischia di apparire un po’ distratta verso problemi importanti. Tra gli altri: la marginalizzazione del mondo giovanile e la crescente precarizzazione del lavoro; la disuguaglianza delle opportunità e delle garanzie e la mobilità sociale dei ceti meno abbienti, da tempo bloccata; alcune zone del centro storico percepite talvolta, a ragione o a torto, come ambienti estranei alla vita dei cittadini. Poi ci sono le situazioni di tanti anziani con i loro bisogni non monetizzabili, e quelli delle famiglie che hanno in casa persone care in difficoltà o colpite da malattie e pagano un costo sociale altissimo. Da noi la solidarietà c’è, concreta e immediata, ma occorrono progetti capaci di tutelare gli interessi più deboli, di includere e dare rappresentanza a chi ne è privo. Occorre che le forze culturali, sociali, economiche, politiche, finanziarie della città si incontrino e riflettano su un progetto che riguardi la “sostenibilità del vivere” per tutti. Una sostenibilità fatta non solo di muri restaurati e di strade o piazze rinnovate, ma anche di idee, di cultura, di possibilità soprattutto per i giovani, di sicurezza, di serenità per l’avvenire dei singoli e delle famiglie, di iniziative per superare la solitudine e l’anonimato e migliorare la vita di chi è in difficoltà. La Chiesa locale non si stanca di proporre la solidarietà come la prima virtù civile, come ciò che rende “solida” la città. Il sentimento di pietà verso il più debole e il dovere di soccorrerlo non possono bastare: nell’educazione dei cittadini e nei comportamenti della classe politica, la solidarietà deve diventare un criterio guida e un pilastro sociale. Non esiste convivenza civile se non è solidale; per questo, chi governa è chiamato a promuovere la solidarietà come pratica abituale e come stile dell’intera città. La solidarietà non è concessa o elargita dall’alto, è piuttosto la capacità di rendere uguali nei fatti quei cittadini che, per le vicissitudini della vita, rischiano di non esserlo. Rendere giustizia e restituire uguaglianza attraverso la solidarietà è un principio evangelico e, insieme, un cardine della democrazia. Ricordarcelo in occasione della festa del Patrono, vuol dire per tutti – credenti o meno – reinventare una tradizione di servizio alla città che sempre è stata arricchita dal senso della carità e della speranza cristiana diffuse dal Vangelo di cui Feliciano fu annunciatore e testimone.
Tradizione e solidarietà
FOLIGNO. La festa del patrono san Feliciano
AUTORE:
Antonio Nizzi