La vera giovinezza risiede e fiorisce in chi non si chiude alla vita”. È la frase con cui si apre il messaggio dei Vescovi italiani per la giornata per la vita che la Chiesa celebra il 5 febbraio. Un messaggio che guarda al futuro della nostra società mettendo al centro dell’attenzione i giovani e le loro speranze. In questo tempo in cui la crisi deprime non solo l’economia ma anche gli animi, crediamo sia doveroso impegno di tutti gli adulti che hanno rsponsabilità educative, sociali, politiche, fare quanto necessario per rendere questa nostra società aperta ed accogliente per la vita, dal suo inizio al suo compimento naturale. Per queste ragioni riteniamo sia giusto e opportuno dedicare a questo tema tempi e spazi per un dibattito che faccia avanzare le idee e le “buone pratiche” da chiunque messe in campo. La difesa della vita non è un valore “cattolico” ma appartiene alla stessa umanità. È decisamente anacronistico e non più sostenibile dedicare intere sedute e dibattiti nelle varie aule consigliari per decidere quale sia il modo migliore per interrompere la vita appena concepita, mentre non si dedica tempo né energie per trovare il modo migliore per aiutare madri e padri ad accogliere e far crescere la vita appena concepita. Un recente esempio di ciò è la delibera del Consiglio comunale di Perugia con la quale si impegna la Giunta comunale ad “esprimere pieno sostegno alla Giunta regionale” affinché venga maggiormente utilizzato l’aborto chimico (RU486) rispetto a quello chirurgico. Senza entrare nel merito del dibattito, vogliamo qui soltanto evidenziare che si tratta sempre e comunque di aborto. La stessa delibera del Consiglio comunale, inoltre, impegna la Giunta “ad intraprendere tutte le attività possibili di divulgazione” del metodo abortivo chimico coinvolgendo anche le farmacie comunali (Afas). È triste dover constatare l’insistente volontà di dispiegare energie per far sapere alle donne che c’è un modo nuovo di abortire (migliore? certamente più economico) mentre non c’è un eguale impegno per dare alle donne la possibilità di conoscere l’esistenza di associazioni (il Movimento per la vita, ma non solo) di volontariato disponibili ad aiutare le donne che vorrebbero tenere il bambino. Riteniamo infine che nella nostra regione, la più vecchia d’Italia, quella, per intenderci, dove nascono meno bambini, sarebbe miopia politica non tenere conto dell’allarme denatalità lanciato già molti anni fa dagli economisti umbri quando avvertivano che non sarà sufficiente l’immigrazione a colmare il “buco” generazionale che avrebbe fatto mancare alle nostre aziende i lavoratori di cui hanno bisogno. Senza i bambini l’Umbria è destinata ad un inesorabile declino. Non è, invece, interesse della nostra regione sostenere la natalità con tutti i modi e mezzi disponibili? Firmato da- Maria Rita Valli, Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic) – Perugia- Fausto Santeusanio, Associazione “Alle querce di Mamre” – Pasquale Caracciolo, Centro volontari delle sofferenza (Cvs) – Perugia- Sergio De Vincenzi, comitato prov.le Associazione genitori scuole cattoliche (AGeSC) Perugia- Luciano Valentini di Laviano, delegato per Perugia e Terni dell’Ordine di Malta- Fabrizio Saracino, Federazione universitaria cattolica (FUCI) “G. Toniolo” di Perugia- Maurizio Santantoni, Associazione perugina di volontariato (Apv) – suor Roberta Vinerba, Circolo “La Pira” – Simone Pillon, Forum delle Famiglie – Perugia- Vincenzo Silvestrelli, Federazione umbra Movimento per la vita- Marco Canonico, Unione giuristi cattolici (Ugci) – sezione di Perugia- Pierluigi Grasselli, Unione cristiana imprenditori dirigenti (Ucid) – gruppo di Perugiav- Enrico Sebastiani, Movimento dei Focolari