“La vocazione all’amore” era il tema trattato nella seconda catechesi organizzata dal Cammino neocatecumenale tifernate, assieme agli uffici diocesani di Pastorale familiare e giovanile. L’iniziativa ha visto come protagonisti Alberto e Anna Cristina Merini, sposati da 32 anni e responsabili della pastorale familiare della diocesi di Perugia. Il vescovo tifernate, mons. Domenico Cancian, venerdì scorso è stato il primo a prendere la parola affermando: “Come nel primo incontro, credo che anche questa sera siano proposte delle riflessioni importanti riguardanti la nostra vita da cristiani. Una vita senza amore – ha aggiunto mons. Cancian – non ha senso: la vita nasce nell’amore, vive per e nell’amore, ma purtroppo, oggi, questa è una parola abusata”.“L’amore – ha così proseguito Alberto Merini – è l’elemento che ‘sveglia’ veramente la vita di un uomo, perché ha un destino e fornisce un orizzonte. L’inizio di un amore apre una vita, con tutte le sue conseguenze belle o difficili”. Oggi, però, – ha proseguito – si equivoca troppo spesso la parola amore, perché la nostra società ha perso i capisaldi fondamentali per comprendere il suo significato: essendo stato smarrito il nucleo centrale di questo sentimento oggi l’amore viene inteso in modo malato, soprattutto riguardo l’aspetto della sessualità. Nella società odierna – ha spiegato Alberto – emergono, infatti, tra le altre, delle fratture fra sesso e amore e fra sesso e matrimonio, con la conseguenza che anche la fedeltà perde il suo valore all’interno di una coppia.Nella nostra epoca, come ha aggiunto l’ospite, la vita può nascere pure all’infuori dell’amore tra un uomo e una donna, grazie alla banca del seme e gli stessi generi sessuali appaiono moltiplicati. “Questo – ha concluso – ha portato a ridurre la sessualità alla genitalità e a concepire il nostro corpo come un oggetto di consumo da sfruttare per ottenere una semplice soddisfazione personale, una radice dell’individualismo”. Oggi abbiamo smarrito l’origine dell’amore – ha quindi affermato Anna Cristina – che deriva da Dio. Ma il suo amore è ben diverso dal nostro: quest’ultimo è, infatti, molto fragile, perché noi siamo toccati e offuscati dal peccato. Oggi è difficile amare a causa dell’egoismo e solo Gesù Cristo può salvarci, offrendoci la possibilità di tornare all’amore-comunione, basilare all’interno di una famiglia: la prima forma di comunità in cui si educano i figli.