La giornata conclusiva di Umbrialibri, il 15 novembre, ha ospitato un incontro al teatro del Pavone su “Francesco d’Assisi, l’inattuale necessario”, promosso dalla Fondazione Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo di Spoleto. L’incontro vedeva tra i relatori l’insigne medievista Franco Cardini, lo storico Giovanni Grado Merlo, ed Enrico Menestò, ordinario di Letteratura latina medievale all’Università di Perugia. Menestò ha ricordato come su Francesco siano sorte una pluralità di falsificazioni: gnostico, pacifista, rivoluzionario, ecologista… anziché considerarlo, prima di tutto, come un alter Christus, un “secondo Gesù”. Menestò ritiene che la chiave per capire Francesco sia la povertà, o meglio un nuovo modo di viverla: non come condizione istituzionalizzabile ma mistica, tanto che Dio appare nella debolezza della carne. Povertà che diventa immedesimazione in Dio, riconoscere nel “nulla possedere” il modo in cui Dio abita la storia. Frate Leone – ha concluso – e i compagni combatterono e lottarono fino in fondo per la povertà, ma furono le donne le vere eredi del messaggio di Francesco: Angela da Foligno, Chiara da Montefalco, Margherita da Cortona e tutta la mistica francescana del ’300, che ha interiorizzato e vissuto il messaggio di Francesco. Giovanni Grado Merlo ha ribadito che cercare di capire Francesco è un viaggio verso l’ignoto. Occorre essere disponibili ad accettare le crisi delle proprie convinzioni; ricostruire la storia è un compito di grave e pericolosa responsabilità, poiché non esiste oggettività assoluta. Il passaggio basilare per comprendere appieno la personalità di Francesco – ha detto – è il testo sulla perfetta letizia tramandato dai Fioretti, in cui, rispetto a un “minoritismo” che vuole “imporsi” da subito, Francesco racconta a Leone che la vera letizia non è nella gloria di questo mondo, nel divenire vescovi, pontefici o cardinali, nel convertire o nel guarire, ma nel sopportare pazientemente le tribolazioni. “Molti – ha provocatioramente esordito Franco Cardini – Francesco non lo comprenderanno mai…”. Come comprenderlo, quindi? Davanti a una platea composta anche di studiosi e appassionati, Cardini non ha esitato a dire che la difficoltà di comprendere Francesco è aumentata da quando ci si sono messi i francescanisti.In realtà, il Santo stesso ci mise del suo: fu lui a comporre la sua tonaca di pezze multicolori. “Non sono d’accordo – ha sostenuto lo studioso – sul fatto che Dario Fo l’abbia veramente compreso. Piuttosto, ha evidenziato le qualità teatrali di Francesco, come la predica davanti alle dame di San Damiano”.Ma cosa era la paupertas per Francesco? Sicuramente agli uomini del Medioevo non emergeva subito l’indisponibilità di beni, quanto piuttosto l’impotenza, vista come assenza di potere, armi, anche cultura. La croce è appunto il segno di un Dio che non è più onnipotente ma impotente, che si fa più impotente di tutti.In questo mondo, dominato dal crescente perfezionamento della volontà di potenza individuale, Francesco non ha nulla da dirci. Lo stesso vale per la storia del minoritismo, che pure – come affermano gli economisti, in primis Zamagni – ha creato la storia della modernità, regolando e coniugando le categorie di economia, cristianità e profitto, arricchimento e condivisione. Sappiamo che Francesco nella seconda parte della sua vita si era ritratto: “Perché?” si chiede Cardini. “Perché non aveva più nulla da dire, e quello che aveva da dire lo aveva già detto perfettamente”. Tutto ciò – afferma Cardini- spiega perché Francesco sia inattuale. Eppure, i motivi per cui la sua figura è invece necessaria, li capiremo tra qualche anno… “e preghiamo il Dio degli eserciti – conclude lo studioso, con una frase a effetto – che non sia troppo tardi”.
Il Poverello, così sfuggente ma così indispensabile
Umbria Libri. Confronto tra studiosi sul tema “Francesco d’Assisi, l’inattuale necessario”
AUTORE:
M. Chiara Canestrelli