Sovraffollamento, suicidi, problemi psichiatrici, strutture inadeguate, mancanza di personale e formazione necessarie per il reinserimento nella società. Sono le problematiche che affliggono le carceri italiane, anche quelle umbre, creando ambienti malsani non solo per gli stessi detenuti ma anche per l’intero personale penitenziario, amministrativo e sociosanitario.
Il disagio dei reclusi del carcere di Capanne
Il quadro che emerge lo descrive il Garante dei detenuti umbri, Giuseppe Caforio, al suo terzo anno: “Il carcere è una piccola comunità, dove il malessere dell’una parte si riverbera sull’altra”. Per capire le difficoltà, basti pensare al disagio dei reclusi di Capanne, dove da 10 giorni, a causa di un guasto tecnico, non vi è riscaldamento e acqua calda: “Così i piccoli problemi diventano enormi. E, in questi casi, vi è uno scoramento di tutti”.
Per Caforio i problemi si sono stratificati nel tempo: “Tutto nasce dall’idea di base delle carceri, pensate male e collocate peggio. Dal volerle in mezzo alla campagna alle strutture, progettate con micro celle e bagno ulteriormente minuscolo. Ho notato detenuti alti, magari con un po’ di pancia, che non riescono a farsi la doccia. A questo si sommano una serie di situazioni che hanno portato al sovraffollamento, con un 30% in più dei detenuti in strutture non inidonee”.
A Perugia non ci sono ambienti comuni adeguati, come una palestra o un campo di calcio, ma il Comune di Perugia, assicura il Garante, si sta attivando: “Orvieto ha un carcere modello, ma a fronte di una capacità di 98 detenuti in media sono 120, quello di Terni, il più affollato, ne ha circa 570 ma ne dovrebbe avere 450. E molti ottengono il risarcimento per il sovraffollamento e per lo Stato è un costo altissimo”.
Reclusi con problemi psichiatrici: manca una Rems
Proprio la sentenza storica Torreggiani del 2013, con la quale la Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia, ha rimarcato quanto la disponibilità di uno spazio inferiore ai tre metri quadri sia ritenuta inumana e degradante. In questo scenario ci sono poi anche i reclusi con problemi psichiatrici incompatibili con la detenzione in carcere e la mancanza di una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) si fa sentire.
“La Rems non è la panacea dei problemi, però abbiamo moltissimi detenuti con questi problemi. A Capanne nell’isolamento ci sono almeno 5 o 6 persone pericolose per se stesse e per gli altri, solo perché la struttura non riesce a gestirle con un’adeguata assistenza, ecco l’utilità di una Rems”. La Toscana, inoltre, invia detenuti psichiatrici (dal mese prossimo le cose dovrebbero cambiare): “che sono poi coloro che innescano sommosse e incendi. A Terni su 550 detenuti circa 150 hanno problemi di questa natura. Ma il problema è presente anche nelle altre carceri”.
La presidente Proietti punta ad un fondo nazionale
per la sanità carceraria
La presidente della Regione, Stefania Proietti, punta a ottenere un Fondo nazionale per la sanità carceraria: “Ha a cuore il tema. Perché abbiamo il doppio dei detenuti rispetto alla popolazione e, considerando che la sanità pesa sulla Regione con tutte le difficoltà evidenti a tutti e i due terzi dei detenuti vengono da fuori, all’Umbria vengono addebitati costi sanitari non sufficienti a garantire il diritto alla salute dei detenuti”.
Caforio: il carcere non migliora, ma peggiora le persone
Sullo scopo della detenzione, Caforio non ha dubbi: “Il carcere non migliora ma peggiora le persone, perché la riabilitazione presuppone l’opportunità di offrire formazione e lavoro. Ma risorse economiche e umane sono insufficienti. E per loro il momento più critico sono gli ultimi tre mesi del fine pena, perché hanno paura di essere rimesse nella società e il rischio di recidiva è altissimo.
L’importanza della formazione per il reinserimento lavorativo
La maggior parte se avesse una formazione per trovare lavoro, con molta probabilità potrebbe essere reinserita nella società con buoni risultati, invece molti sono presi dalla disperazione e tornano a delinquere”. “Ci sono esempi positivi di corsi per falegnami, meccanici, cuochi, camerieri – spiega ancora – ma sono esigui, eppure la domanda di personale da attingere dalle carceri c’è, ma manca personale che possa occuparsi delle procedure e della vigilanza”. Lo scorso anno sono stati registrati 28 tentativi di suicidio a Perugia e uno suicidio nella casa circondariale di Terni.
Qualche numero
In Umbria la popolazione carceraria, fra maschi e femmine, ammonta a 1.600 persone, con una sola sezione femminile a Capanne con circa 70 detenute. La maggior parte è di età media alta, soprattutto nelle carceri di Spoleto e Terni (un po’ meno a Perugia), con patologie legate all’età, ma ci sono anche cardiopatici e casi di tumori gravi: “Questi detenuti non vengono assistiti come necessitano perché le strutture non sono in grado, ma la Regione sta lavorando per garantire il diritto alla salute dei detenuti”.
Rosaria Parrilla