Giubileo, indulgenze e porte sante. Cosa c’è da sapere

Il 24 dicembre scorso Papa Francesco ha dato inizio al Giubileo, dedicato al tema della speranza, con il rito di apertura della Porta Santa nella basilica di San Pietro e, a seguire, il 29 dicembre tutte le diocesi hanno dato avvio all’anno giubilare.

I Giubilei

Ma cos’è un giubileo? Nella tradizione ebraica, nella quale il cristianesimo muove i suoi primi passi, vi era un anno identificato come ‘santo’ che cadeva ogni cinquanta anni circa secondo la legge mosaica (cfr. Lv 25, 8 e ss.), annunciato dal suono del corno di un ariete lo yobel , da cui il nome “giubileo”. Nell’anno giubilare, secondo la Scrittura, veniva annunciato un messaggio di liberazione: ognuno torna in possesso della proprietà di famiglia, si nutre dei frutti che essa dà provvidenzialmente pur senza coltivarla, sono liberati gli schiavi. Una prassi che faceva venir meno le disuguaglianze sociali, seppur non si hanno testimonianze di una concreta pratica dell’anno giubilare.

Nella tradizione cristiana, il primo giubileo fu celebrato nel 1300, sotto il pontificato di Bonifacio VIII, il quale avrebbe concesso l’indulgenza plenaria ai romani che per trenta volte nel corso dell’anno avessero fatto visita alle basiliche di San Pietro e di San Paolo, mentre ai pellegrini fuori dell’urbe quindici volte; le fonti storiche testimoniano che si riversarono nella città due milioni di fedeli.

Sarà poi Papa Paolo II, nel 1470, a volere l’indizione di un giubileo ogni venticinque anni con la visita alle basiliche di San Pietro, San Paolo, San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore per il conseguimento dell’indulgenza. Si viene così a delineare il primo degli elementi portanti di un giubileo, ovvero il pellegrinaggio nei luoghi santi, a significare il cammino di conversione e di discepolato.

Con Alessandro VI, nel 1500, verrà aperta per la prima volta la porta santa nelle quattro basiliche romane, da tener chiuse poi nel resto degli anni perché riservate al passaggio dei pellegrini che volevano conseguire l’indulgenza.

La simbologia della porta, ulteriore elemento giubilare, fa riferimento alle parole di Gesù nel vangelo di Giovanni “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo” (10, 9); ed il passaggio della porta santa esprime la volontà di lasciarsi guidare dal Buon Pastore.

L’apertura delle porte sante

Anche quest’anno, sono state aperte le porte sante (ma solo nelle quattro basiliche romane e una nel carcere di Rebibbia) il cui passaggio è legato all’indulgenza giubilare. Infatti, rispetto al Giubileo straordinario della Misericordia del 2015, dove Papa Francesco ne aveva aperta una nella cattedrale di Bangui nella Repubblica centroafricana e aveva chiesto che in ogni cattedrale e in altre chiese significative fosse aperta una porta santa, quest’anno sono state aperte solo quelle a Roma mentre alle diocesi è stato chiesto di individuare delle chiese giubilari per far conseguire l’indulgenza soprattutto a coloro che non possono mettersi in pellegrinaggio

L’indulgenza

L’originario messaggio ebraico di liberazione, nella tradizione cristiana sì è venuto a legare con la dottrina dell’ indulgenza, altro elemento caratteristico di un giubileo. Indulgenza da non confondersi con la remissione dei peccati (anche se nelle condizioni per ottenerla è richiesta la confessione) in quanto consiste nella “remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della chiesa” (Indulgentiarum doctrina, Paolo VI).

Se i peccati sono rimessi attraverso il sacramento della riconciliazione, la pena temporale conseguente al peccato è rimessa attraverso l’indulgenza che può essere plenaria, come quella giubilare, o parziale e la si può ottenere per sé o per un defunto a mo’ di suffragio, solo una volta al giorno.

Tre le condizioni e il compimento di un’opera

Per l’indulgenza sono richieste tre condizioni necessarie (la confessione sacramentale, la comunione eucaristica e la preghiera secondo le intenzioni del Papa) e il compimento di un’opera.

L’“opera” può essere: – un pellegrinaggio verso un luogo sacro giubilare (a Roma ma anche, tra gli altri, le due Basiliche Papali minori di Assisi, di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli, le Basiliche Pontificie della Madonna di Loreto, della Madonna di Pompei, di Sant’Antonio di Padova) ove partecipare alla messa oppure alla celebrazione della Parola di Dio, alla Liturgia delle ore, alla Via Crucis, al Rosario mariano, all’inno Akathistos, ad una celebrazione penitenziale che termini con le confessioni individuali dei penitenti;

– la visita ad una delle chiese giubilari e lì intrattenersi, per un congruo periodo di tempo, nell’adorazione eucaristica (anche davanti al tabernacolo) e nella meditazione, concludendo con il Padre nostro, la professione di fede e delle invocazioni a Maria Madre di Dio;

– la partecipazione alle Missioni popolari, agli esercizi spirituali o ad incontri di formazione sui testi del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica;

– la pratica delle opere di misericordia, come la visita ai malati, ai carcerati, agli anziani in solitudine, alle persone con disabilità, e delle opere di penitenza , come l’astensione da futili distrazioni e da consumi superflui, devolvendo una proporzionata somma di denaro ai poveri, il sostegno alle opere di carattere religioso o sociale, in specie a favore della difesa e protezione della vita, la partecipazione ad attività di volontariato.

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