Otto Chiese una voce

l’editoriale

Con l’ingresso di mons. Bassetti a Perugia, domenica 4 ottobre, e di mons. Boccardo a Spoleto, domenica 11 ottobre, le sedi vescovili delle otto diocesi umbre sono al completo. Oltre al lavoro pastorale nelle singole diocesi, potrà riprendere anche un discorso unitario, che del resto non si è mai interrotto, che è una delle prerogative della regione ecclesiastica umbra non da oggi e potrà segnare un nuovo slancio. Alcuni anni fa abbiamo pubblicato un opuscolo che portava il titolo: “Otto Chiese una voce”. Anche se in questo titolo si alludeva in maniera sommessa, ma chiara, a questo nostro settimanale, La Voce, il senso più pertinente dell’espressione puntava sull’idea dell’unità della regione e del legame delle singole Chiese con un territorio che è loro comune. Ciò che vale per le questioni economiche e sociali di pertinenza degli amministratori e dei politici tocca anche se in maniera diversa, ma non meno importante, la comunità ecclesiale. Sul piano civile amministrativo i 92 comuni dell’Umbria, con le centinaia di frazioni sparse in un ampio e disagiato territorio, considerato a rischio di danni ambientali, non sono in grado di far fronte da soli alle esigenze di ogni genere che premono sulle amministrazioni. Non basta che le pro loco dei paesi e dei borghi si affannino a organizzare sagre di ogni tipo per sentirsi vivi. Ci deve essere il continuo riferimento ad una visione e programmazione regionale che tenga conto con equilibrio delle esigenze e delle emergenze che si presentano. Analogamente sul piano ecclesiale le centinaia di parrocchie di ogni dimensione e collocazione non sono sufficienti a offrire servizi religiosi rispondenti alle richieste dei fedeli. Per questo si va ovunque riordinando il territorio in zone pastorali, parrocchie multiple, spostamento di sedi parrocchiali e di centri pastorali. Si attivano sinergie e si sviluppano collaborazioni. C’è movimento ed emergono novità che possono talvolta dispiacere a gruppi di fedeli tradizionali, ma suscitano anche nuove e insospettate energie. Gli otto vescovi hanno la cura pastorale di Chiese che condividono problemi, difficoltà, ma possono contare anche su risorse antiche della tradizione dei Santi/e famosi nel mondo e amati dal popolo e di una prassi più recente costituita da iniziative comuni ben riuscite come il Fondo di solidarietà, in risposta alla crisi economica in atto. Senza contare attività comuni per la famiglia, i giovani, la scuola, le comunicazioni sociali, i beni artistici e culturali. Oltre a ciò, l’impegno unitario di pastorale regionale non dovrebbe trascurare la formazione cristiana di laici capaci di operare nella regione a tutti i livelli di responsabilità politica, con competenza e spirito cristiano, non clericale, secondo l’ispirazione sturziana dei “liberi e forti”. Tale esigenza nasce dal fatto, come scrive un collega giornalista, che “Si vorrebbe sentire di più la voce dei laici cattolici” in ambito politico. Non è che non si conoscano per nome, ma il più delle volte non si riconoscono, perché parlano un linguaggio fondato sul partitismo, pragmatismo e rigido realismo. Così facendo si offusca o addirittura scompare ogni riferimento allo spirito del Vangelo.

AUTORE: Elio Bromuri