Domenica 27 settembre, festa della Dedicazione della cattedrale di San Feliciano, il vescovo di Foligno mons. Gualtiero Sigismondi ha consegnato ai fedeli la sua prima Lettera pastorale. Il documento del Vescovo si prefigge di indicare, all’intera comunità diocesana, la rotta da seguire nel cammino pastorale. Il testo inizia con la formula di benedizione tratta dall’epistolario paolino: “La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza” (Col 3,16). Il testo, breve e denso di significato, si configura come un invito alla riflessione, ponendosi in sintonia con il tema della XII Assemblea generale del Sinodo dei vescovi: “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Si tratta di una lettera che non ha la pretesa di essere un trattato di teologia pastorale, ma custodisce l’attesa di indicare all’intera comunità diocesana la rotta da seguire: “Dimorare nelle Scritture”. La responsabilità di annunciare la Parola “con tutta franchezza e senza impedimento” può essere esercitata da chiunque dimori in essa stabilmente, resistendo alla tentazione di trascurarla, soffocarla, respingerla, mercanteggiarla, falsificarla e privatizzarne la spiegazione. La comprensione delle Scritture è piena solo quando la sua luce arriva a sorprendere la vita dei singoli e delle comunità. È di questa “sorpresa” che, a giudizio di mons. Sigismondi, ha bisogno la stessa vita pastorale, per uscire dal vicolo cieco delle “iniziative prive di iniziativa”. “In assenza di adeguate infrastrutture spirituali – si legge nella Lettera – la fitta rete di strutture pastorali rischia di diventare una sovrastruttura”. Ai verbi in negativo che rappresentano un rischio quotidiano per ognuno, soprattutto quello più usuale di trascurare la Parola come cosa ovvia e risaputa, che non desta alcuna emozione e risonanza interiore, il Vescovo aggiunge verbi in positivo: quello del “dimorare” che rappresenta una prospettiva generale; “portare a compimento la Parola di Dio”, “lasciarsi sorprendere”, accogliere con entusiasmo”, “annunciare con franchezza”, diventare “discepoli della Parola” come Maria. La lettera si conclude con La beatitudine dell’ascolto. “Termino di scrivere questa lettera – scrive mons. Sigismondi – nella festa della Trasfigurazione del Signore (6 agosto); sul Tabor la voce del Padre, che esce dalla nube, non dice di contemplare lo splendore di bellezza del Figlio suo, ma invita ad ascoltarlo (cf. Lc 9,35). L’ascolto è, in effetti, la forma più alta di contemplazione, quella più completa e concreta, soprattutto quando traduce l’obbedienza in abbandono alla fedeltà di Dio (cf. Sal 52,10). L’ascolto della Parola diventa beatitudine quando raggiunge la misura alta dell’obbedienza della fede: ‘Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano’ (Lc 11,28). È Gesù stesso a confidarlo a quella donna che, alzando la voce in mezzo alla folla, ha intonato la prima antifona mariana: ‘Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!’ (Lc 11,27). La Vergine Maria, che a Foligno viene venerata con il titolo dolcissimo di Madonna del Pianto, san Feliciano e la beata Angela, che ci hanno preceduto nel segno della fede, ci aiutino a metterci alla scuola dello Spirito, guidati dalle Scritture”.