Un brutto fatto di cronaca ci introduce a qualche riflessione di politica generale. A New York un misterioso assassino (ora individuato) ha ucciso l’amministratore delegato di una grossa società di assicurazioni, un signore che prendeva dieci milioni di dollari all’anno. Un delitto orribile, ma sul genere di quelli delle Brigate Rosse: colpire uno per educarne cento.
Abbiamo così appreso che quella società di assicurazioni, come altre negli Usa, lavora nel campo dell’assistenza sanitaria e realizza profitti enormi a beneficio dei suoi azionisti. Si sa che in America tutta la sanità è privata e a pagamento; di conseguenza, tutti sono costretti a pagarsi una polizza assicurativa. Ce ne sono per tutte le borse; chi prende quelle meno costose ha, ovviamente, meno copertura e quindi rischia di rimanere a terra se gli capita qualche cosa di grave.
Chi è più anziano o più fragile deve accontentarsi di una polizza che vale solo per certe malattie e non per altre. Ma l’aspetto che più colpisce noi che viviamo in un altro mondo, è che la massa delle entrate di quelle società assicuratrici non va tutta nei servizi sanitari; una bella fetta va nelle tasche degli azionisti delle società medesime, sotto forma di utili e di dividendi. Per far sì che gli utili crescano, il modo migliore è fare ostruzionismo quando si tratta di pagare i conti degli ospedali e delle medicine, e pazienza se gli assistiti ne subiscono un danno.
Ma, poi, anche gli ospedali e i servizi sanitari in genere funzionano allo stesso modo: tutto è di proprietà privata e così quello che viene pagato dalle assicurazioni (già depurato della fetta che va ai loro proprietari e soci) solo in parte va alla cura dei malati, perché un’altra fetta va agli azionisti delle società private che sono proprietarie delle cliniche.
Invece, nel servizio sanitario del modello europeo (quello che abbiamo noi in Italia avendo come altri copiato gli svedesi e gli inglesi) tutti i costi sono pagati attraverso la fiscalità generale; il servizio sanitario nazionale dovrebbe avere i conti in pareggio, ma senza dover pagare utili e dividendi a nessuno, e senza che ci siano società di assicurazione che a loro volta se ne intaschino la loro parte. Domanda: quale sistema preferiamo? Ecco perché, quando abbiamo votato in Umbria pochi giorni fa, tanti si preoccupavano di difendere la sanità pubblica