Se ora tutto il mondo dovrà fare i conti con l’enciclica Caritas in veritate, con la quale Benedetto XVI ha voluto richiamare tutti ad una maggiore responsabilità, un sindacato come la Cisl, impegnata quotidianamente nella vita economica e sociale del nostro Paese, non può non sentirsi particolarmente chiamata a tradurre in concretezza le rilevanti indicazioni della nuova enciclica. Essa rappresenta infatti, per tutte le forme associative del mondo del lavoro, “una speranza, un ancoraggio, un punto di riferimento”, come è stato ben sottolineato dal segretario generale Raffaele Bonanni. Soprattutto una “speranza” che, ritengo, un sindacato è chiamato ad offrire a chi vi si rivolge per essere tutelato, ritenendosi vittima di una ingiustizia o di una oppressione. Mi sembra allora importante desumere, dal complesso delle indicazioni dell’enciclica, alcune di quelle più rilevanti che debbono essere colte prioritariamente dal sindacato. Dare vita ad associazioni di lavoratoriAlmeno in un paio di passi dell’enciclica Benedetto XVI chiama in causa il sindacato. In un primo passo, riferendosi ai processi messi in atto dalla globalizzazione, rilevato che le politiche di bilancio con i tagli alla spesa sociale possono trovare i cittadini impotenti specialmente per l’accresciuta “mancanza di protezione efficace da parte delle associazioni dei lavoratori”, il Pontefice, pur tenendo conto delle maggiori difficoltà che sperimentano le organizzazioni sindacali, rinnova l’invito della dottrina sociale della Chiesa “a dar vita ad associazioni di lavoratori per la difesa dei propri diritti” che va perseguita “oggi ancora più di ieri, dando innanzitutto una risposta pronta e lungimirante all’urgenza di instaurare nuove sinergie a livello internazionale, oltre che locale” (n. 25). Farsi carico dei nuovi problemi della nostra societàAl capitolo quinto, inoltre, Benedetto XVI, riflettendo sul tema del lavoro, riconoscendo alle organizzazioni sindacali il loro ruolo di “fattore decisivo di sviluppo”, le richiama ad aprirsi “alle nuove prospettive che emergono nell’ambito lavorativo” (n. 64). E molto esplicitamente afferma: “Superando le limitazioni proprie dei sindacati di categoria, le organizzazioni sindacali sono chiamate a farsi carico dei nuovi problemi delle nostre società”. Si riferisce, quindi, ad alcune questioni che possono costituire un “terreno per innovative esperienze sindacali”. Stante il “contesto globale in cui si svolge il lavoro”, sottolinea l’esigenza che “anche le organizzazioni sindacali nazionali volgano lo sguardo anche verso i non iscritti e, in particolare, verso i lavoratori dei Paesi in via di sviluppo, dove i diritti sociali vengono spesso violati”. Richiamato, inoltre, l’insegnamento della Chiesa sulla distinzione di ruoli e funzioni tra sindacato e politica, prospetta alle organizzazioni sindacali l’esigenza di “individuare nella società civile l’ambito più consono alla loro necessaria azione di difesa e promozione del mondo del lavoro, soprattutto a favore dei lavoratori sfruttati e non rappresentati”. Difesa e promozione del lavoroOltre questi passi, sono numerosissime e non meno rilevanti le indicazioni che interpellano indirettamente il sindacato, sollecitandolo ad agire responsabilmente. E una delle questioni di stretta pertinenza del sindacato non può che essere quella relativa al lavoro, che rappresenta un elemento fondamentale di garanzia della dignità della persona. Quando nell’enciclica s’invita a “perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tutti” (n. 32); e si afferma che “l’abbassamento del livello di tutela dei diritti dei lavoratori… impedisce l’affermarsi di uno sviluppo di lunga durata”, e che “i poveri in molti casi sono il risultato della violazione della dignità del lavoro umano” (n. 63), il sindacato è indirettamente, ma ineludibilmente, chiamato a porre in essere tutte le azioni necessarie per la difesa e promozione del lavoro, quale aspetto proprio della dignità della persona umana.
Risposte lungimiranti
Come la nuova enciclica interpella il sindacato. Una riflessione da parte della Cisl Umbria
AUTORE:
Alvaro Bucci