I poveri hanno sempre avuto un posto privilegiato nel cuore della Chiesa. Assistenza, accoglienza, servizi, strutture, istituzioni sono la testimonianza viva dell’azione di sante e santi, ordini religiosi e istituzioni. La dottrina sociale della Chiesa ha reso ragione di una prassi ispirata al Vangelo e alla tradizione. Ma è con la Teologia della Liberazione, maturata al sole primaverile del Concilio Vaticano II, che si conferisce dignità teologica a tutto ciò che fino a quel momento era letto in chiave etica, sociologica, pastorale e politica.
Gustavo Gutierrez, di cui intendiamo onorare la memoria, ha dato voce alla vita dei poveri. Una riflessione che non nasceva nelle aule dell’accademia ma dalle baracche degli impoveriti per dire che non era volontà di Dio subire l’ingiustizia della miseria e che se una teologia non è della liberazione che teologia è?
Quella riflessione teologica è entrata a tal punto nella vita della Chiesa che “non ha più bisogno neanche di fregiarsi del suo nome storico – ha scritto il teologo Severino Dianich – , perché l’opzione preferenziale della Chiesa per i poveri oggi fa parte del comune patrimonio della coscienza della fede. L’avvento al pontificato di Jorge Mario Bergoglio le sta dando poi una grandissima rilevanza. Per ricordare degnamente Gustavo, basterà dire che senza Gustavo, oggi, non ci sarebbe Francesco”.