Ridateci i politici di professione

Il celebre sociologo tedesco Max Weber (1864-1920), fra i molti suoi scritti ancora studiati, pubblicò nel 1919 il saggio La politica come professione. Non perdeva tempo a discutere se sia un bene o un male che a fare politica sia gente che lo fa per mestiere; registrava che questo accade, così come ci sono professionisti dell’insegnamento e della ricerca scientifica; si chiedeva, semmai, quali requisiti debba avere un buon professionista della politica e a quali valori etici si debba ispirare.

Per quanto ci riguarda, ricordando personalità come Alcide De Gasperi o Sandro Pertini non avremmo nulla da obiettare a che ci siano politici di professione. Ma più di recente sono sorte in Italia chiassose correnti di opinione, dette di “antipolitica”; la più chiassosa era quella che racchiudeva il suo pensiero sui politici in una sola parola: “vaff…”.

Era il movimento grillista, o grillino, dal nome del suo fondatore. Il suo obiettivo dichiarato era il superamento della democrazia rappresentativa, da sostituire con un sistema di consultazione permanente degli elettori tramite una piattaforma Internet; nel frattempo, la degradazione di deputati e senatori a semplici “portavoce”, eleggibili per non più di due mandati, indipendentemente dal livello istituzionale; la drastica limitazione delle relative indennità e l’abolizione degli assegni “vitalizi” previsti per chi ha esaurito il mandato per cui è stato eletto. Grazie a queste proposte, e ad altre simili, alle elezioni politiche del 2018 quel movimento riportò la maggioranza relativa e fu l’asse portante di due governi consecutivi, peraltro l’uno il contrario dell’altro quanto a orientamento politico. Un bel successo di “antipolitica”.

Si sa come è andata a finire: la grande maggioranza dei “portavoce” eletti da quel gruppo tenne comportamenti che avrebbero fatto arrossire, o impallidire, i più navigati carrieristi della vecchia politica. Poi il leggendario fondatore eponimo del movimento accettò di lasciarne le redini a un altro leader, quello che era divenuto capo del Governo senza che nessuno lo avesse votato, né con le schede né con i click su Internet; per cedere il suo ruolo, lo stesso fondatore pretese, e per un po’ ottenne, un “vitalizio” di 300.000 euro annui. Come dicono a Roma, aridatece Max Weber, i suoi politici di professione e la sua serissima visione etica.

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