Cantò dando la vita

SAGRA MUSICALE UMBRA IN ONORE DI SANTA CECILIA

Da anni l’immagine di santa Cecilia accompagna la Sagra musicale umbra. Chi meglio di lei che mandata a morte per la sua fedeltà al Cristo, affrontò il martirio cantando? Così narra la tradizione e per questo è divenuta patrona della musica e dei musicisti. Quest’anno tutta la Sagra è dedicata a questa giovane martire cristiana del II secolo e di lei parlerà Lucetta Scaraffia lunedì 21 alle 17.30, a Perugia, nell’Oratorio di Santa Cecilia. Scaraffia, nota al grande pubblico per le sue collaborazioni con i quotidiani “Avvenire”, “Il Foglio”, “Corriere della sera” e ora l’“Osservatore Romano”, insegna storia contemporanea all’università La Sapienza di Roma e si è occupata di storia delle donne e di storia del cristianesimo, con particolare attenzione alla religiosità femminile. Davvero Cecilia affrontò la morte cantando? “Non è che santa Cecilia fosse veramente una musicista,- risponde Scaraffia – è un errore di trascrizione. Però felix culpa perchè ci dà l’idea che l’unico vero canto sia quello del martirio, cioè che la musica si avvicini al supremo dono a Dio di se stessi”. Il tema della sua conferenza è “Donne martiri”. Non parlerà, dunque, solo di Cecilia? “Dirò che anche le donne erano martiri e non solo gli uomini, e quindi che il cristianesimo è stato fondato alla pari dal martirio delle donne isieme a quello degli uomini e questo è molto importante perchè ha segnato immediatamente una parità spirituale tra le donne e gli uomini e ha dato la possibilità alle donne di diventare sante”. … e i santi sono le persone più vicine a Dio e guardate come modelli di vita! “La santità è uno dei primi segni della sostanziale parità tra uomini e donne che il cristianesimo aveva insito dentro di sè fin dalle origini e mi sembra che questo sia molto importante. Il martirio, poi, permetteva alle donne di diventare sante anche se erano ignoranti, se non avevano studiato, cioè permetteva una santità di vita essenzialmente all’atto eroico. Il cristianesimo cambia il concetto di santità, il concetto di trasmissione spirituale, rispetto alla tradizione ebraica nella quale le cariche religiose più alte erano legate alla cultura, alla conoscenza dei libri sacri”. Negli ultimi anni abbiamo visto donne kamikaze. Anch’esse si definiscono martiri. “Ma sono assolutamente un’altra cosa! I martiri sono costretti alla morte, non la scelgono e non fanno male a nessun altro! I kamikaze invece hanno un intento aggressivo molto violento. Non avvicinerei mai il martirio a queste forme altre di uccisione”. Oggi ci sono donne martiri? “Ci sono, perchè ci sono molti martiri cristiani. In realtà il Novecento è il secolo dei martiri cristiani e moltissime sono donne. Anche oggi in tante parti del mondo i cristiani rischiano la vita”. E nella storia ci sono sempre state? “Hanno avuto sempre una presenza molto forte nella tradizione cristiana, pensi a quante sante locali sono protettrici di paesi e città. Poi quando il cristianesimo è diventato una religione accettata si è sviluppata un’altra forma di eroismo che era quella della castità e anche lì le donne hanno avuto la stessa possibilità degli uomini di percorrere una via spirituale e diventare sante”. Eppure spesso viene rivolta alla Chiesa l’accusa di non aver ammesso a pieno titolo le donne. “È un’accusa completamente sbagliata! Chiunque conosce la storia della Chiesa sa benissimo che le donne hanno avuto un’importanza molto maggiore di quella che non avevano nella società civile. Per esempio le badesse dei monasteri avevano una carica importante anche nella vita cittadina”. E la Chiesa che nega la libertà alle donne? “Se uno intende come libertà della donna la libertà di abortire o di avere la stessa libertà sessuale degli uomini, è un concetto che la Chiesa non condivide, ma non per questo è contro la libertà della donna. Ne ha un altro concetto”.

AUTORE: Maria Rita Valli