Chi è a favore della legge
La famiglia da sempre riveste un ruolo fondamentale nella nostra società, anche se oggi è sempre più sgretolata. Termometro dei nostri tempi. Quello che stupisce, ma forse non più di tanto, è che la nuova legge regionale sulla famiglia non abbia accontentato tutti.
Il parere positivo di Vincenzo Aquino (Famiglie numerose)
Si sono creati due opposti ‘schieramenti’, tra chi la sostiene e la ritiene un modello innovativo da seguire, e chi la ritiene poco inclusiva e non all’altezza dei tempi.
Tra i vari sostenitori, Vincenzo Aquino, presidente regionale dell’Associazione famiglie numerose, che riunisce 1.100 nuclei dai tre figli in su. Aquino, essendo padre di 11 figli, di cui 7 maschi e 4 femmine, che vanno dai 14 ai 35 anni, conosce bene le difficoltà di una famiglia. E ritiene le polemiche nate attorno a questa legge: “Inutili”. Non solo perché si parla di 30 milioni di euro, ma anche perché durante l’iter c’è stata un’ampia partecipazione: “Abbiamo dato i nostri contributi, che sono stati accolti. Rappresenta un passo avanti importante per la nostra Regione. Anche perché mancava uno strumento più strutturato. E allo stato attuale, per noi famiglie numerose, ma anche per le giovani coppie, è un elemento di garanzia”.
Il fattore famiglia e il Dipartimento per la famiglia
Il riferimento è alla sperimentazione del ‘fattore famiglia’: “È una misura che allarga la platea di accesso a contributi e servizi, permettendo di ridistribuire in modo più equo i fondi a disposizione. Per rendere poi integrate e condivise le politiche per il sostegno famigliare, la legge istituisce il ‘Dipartimento per la famiglia’ con funzioni propositive, di coordinamento e monitoraggio degli effetti prodotti dagli interventi previsti nel piano triennale e valorizza il ruolo dell’associazionismo di supporto alle famiglie”.
La promozione della natalità
Per i sostenitori, la legge promuove in maniera concreta la natalità, anche a vantaggio delle famiglie monoparentali o fragili, aiuta la genitorialità per le coppie di fatto o in caso di separazione o divorzio, anche attraverso il sostegno psicologico e pratico nelle procedure per l’adozione o l’affido familiare. Istituisce poi un fondo per gli orfani e rafforza la mediazione familiare per la prevenzione e la lotta alla violenza domestica.
Crediamo nella famiglia naturale
Aquino su un punto però è chiaro: “Crediamo nella famiglia naturale, quella prevista dalla Costituzione. Purtroppo è una questione ideologica. Questo spiace, abbiamo il massimo rispetto per tutti, ma la legge è completa perché promuove la natalità in una Regione dove si fanno meno figli. Così, invece, ognuno nella piena libertà si sentirà più sicuro di fare il primo, il secondo o il terzo figlio”.
A favore anche Simona Morettini (Federvita Umbria)
Anche Simona Morettini, presidente di Federvita Umbria, è a favore: “Siamo un’associazione apartitica, a sostegno delle donne e delle famiglie”. L’associazione infatti aiuta le donne che hanno difficoltà economiche a portare avanti una gravidanza e vede in questa nuova legge uno spiraglio in più, per chi si sente sola e ha timore di non farcela. “La legge prevede dei fondi rivolti proprio alla natalità – sottolinea la presidente Morettini –, dal terzo mese di gravidanza fino al primo anno di vita del bambino, quindi si tratta di un aiuto concreto dal punto di vista economico. Per questo la reputiamo una buona legge. Purtroppo le polemiche sono ideologiche e questo spiace, ma fa parte del contraddittorio”.
Quello che è certo è la consapevolezza dell’importanza della legge, che arriva dai fronti del dissenso e del consenso, ma che divide su alcuni punti. Proprio come la nostra società, sempre più divisa.
Chi è a sfavore della legge
Il coro dei “no” contro la nuova legge regionale è stato ribadito anche durante la Giornata internazionale per l’aborto libero e sicuro, che si è tenuta sabato scorso anche a Perugia, in piazza IV Novembre. La speranza infatti, dato che ormai la legge è stata approvata, è che semmai alle prossime regionali di novembre ci sia un cambio politico.
“Sappiamo – chiosa Giorgia Gaggiotti della Rete umbra per l’autodeterminazione – che non ci sono margini di miglioramento con questo interlocutore politico. Pertanto chiediamo a chi verrà dopo, se sarà di un altro colore politico, di cancellare questa legge”. E ribadisce la scelta di protestare ancora: “Questa legge regionale, che giaceva nei cassetti dal 2020, anche se ha visto miglioramenti, pur avendo inserito citazioni della Convenzione di Istanbul, in realtà non è cambiata nella sostanza. Il lessico ha un indirizzo ben preciso (‘famiglia’ e non ‘famiglie’ al plurale), che è quello di questa fantomatica famiglia naturale che antropologicamente non esiste, perché ogni società riconosce la famiglia in modo diverso. È una legge totalmente indirizzata verso un unico modello di famiglia anacronistica. Oltre al fatto che alcuni passaggi sono un copia e incolla del famoso ddl Pillon (ex senatore leghista) su cui abbiamo fatto tante battaglie”.
Legge non inclusiva
Il riferimento poi non poteva non andare alle famiglie arcobaleno, che in Umbria raccoglie l’adesione all’omonima associazione, con 30 iscritti. Gli autori della legge regionale “si rifanno alla Costituzione – ribadisce ancora Gaggiotti – che però parla di quella famiglia di quella società, mentre la società attuale nel frattempo è cambiata.
Ecco perché contestiamo questa legge: non è affatto inclusiva e rappresenta un ritorno al passato. Non riconosce a tutte le formazioni familiari, di qualsiasi tipo, il diritto all’assistenza, al riconoscimento giuridico e a usufruire dei diritti indirizzati invece verso la cosiddetta famiglia tradizionale”. Ma le criticità riguardano anche il settore sanità: “I consultori si chiameranno ‘Consultori delle famiglie’, che di fatto ingloberanno al loro interno anche le associazioni antiabortiste. Perciò una donna che, per qualsiasi motivo, decide di interrompere la propria gravidanza, avrà sempre più difficoltà”.
Le Famiglie arcobaleno
Tra i manifestanti anche le Famiglie arcobaleno. Daniel Baciarelli della segreteria nazionale e Giuseppe Barbieri, referente regionale, ribadiscono: “Faremo opposizione in tutte le sedi. Vogliamo capire il motivo della nostra esclusione. Siamo qui anche per difendere i diritti delle donne, che sono le figure più attaccate da questa legge, soprattutto per quanto riguarda il loro diritto di scelta sul proprio corpo e nell’accesso ai servizi di cui dovrebbero disporre”.
Il no di Emma Pavanelli (5Stelle)
Anche la senatrice dei cinquestelle Emma Pavanelli ha ribadito il suo no: “Vogliamo far sentire la nostra voce contro una legge che non è sulle famiglie. E poi ci sono altre criticità che sono presenti nel testo, come per esempio – vista la Giornata di oggi – le difficoltà che le donne incontrano nella nostra Regione a far valere le proprie scelte”.