La festa del Perdono di Assisi ha origine, come tutti ben sanno, dalla richiesta rivolta da san Francesco al Papa Onorio III, che in quei giorni risiedeva a Perugia, di concedere ‘un ampio e generoso perdono con una completa remissione di tutte le colpe’ a tutti coloro che avessero visitato la chiesetta della Porziuncola. La data del pellegrinaggio stabilito per vivere questa stupenda avventura di amore e misericordia è il 2 agosto 1216, che da sempre fino ai nostri giorni ispira migliaia di pellegrini, provenienti soprattutto dalla città e dalle parrocchie della diocesi di Assisi e da tante parti d’Italia, oltre che dell’Umbria, a dirigersi verso questo luogo santo. Vale la pena ricordare quanto sia stata amata ed esaltata la chiesetta da S. Francesco, che lì amava pregare perché sentiva aleggiare una presenza angelica. Anche nei nostri tempi è percepita una particolare sacralità del luogo, che non si visita senza emozione. Ci torna in mente il racconto di Simone Weil (+1943): nel suo diario del viaggio in Umbria annota che per la prima volta visitando la Porziuncola ha sentito l’interiore impulso ad inginocchiarsi. Successivamente la concessione si è estesa a tutti i santuari francescani e poi alle chiese parrocchiali, sempre con le condizioni che il pellegrino si sia riconciliato con il sacramento della confessione e abbia ricevuto la santa comunione eucaristica (cfr. Cei, Catechismo degli adulti, n. 710). L’indulgenza così viene a costituire una grande occasione di grazia e di misericordia diffusa a tutti quelli che, pur rimanendo nei luoghi dove abitano, si rivolgono a Dio per chiedere il perdono dei peccati commessi. San Francesco quando annunciò ai vescovi dell’Umbria, e ai numerosi fedeli radunatisi nella piana di Assisi, il privilegio ottenuto, si espresse con una frase carica di entusiasmo: ‘Fratelli, voglio mandarvi tutti in paradiso!’. Questa eredità lasciata alla Chiesa è stata raccolta dai frati francescani, i quali da secoli accolgono ogni giorno i pellegrini di tutto il mondo, per ascoltare le confessioni e donare loro la misericordia del Padre celeste. Quest’anno a Santa Maria degli Angeli si avranno tre momenti di preghiera: saranno guidati da fr. Giuseppe Gazzaneo, della Provincia salernitano-lucana dei Frati minori. Sarà infatti la Basilicata a celebrare il santo Patrono d’Italia il prossimo ottobre. Nei giorni 1’e 2 agosto, dalle 6.30 alle 19.30 (senza interruzione) tanti sacerdoti saranno disponibili in basilica per ascoltare le confessioni in diverse lingue. Lo spirito della festa non si limita alla sfera intima e personale, ma, come è proprio del dinamismo cristiano dell’Incarnazione, attiene anche alla dimensione civile e sociale. Sappiamo che san Francesco aveva scelto il saluto di pace e bene, che al suo tempo suonava strano, ed aveva a cuore la riconciliazione e il perdono tra i diversi ceti sociali e tra le città. Nel Medioevo anche altri santi e sante, come santa Caterina, sentiranno come compito cristiano ed ecclesiale proprio la pacificazione tra le città. Non ci si deve perciò meravigliare se il perdono diventa una festa anche cittadina, con pellegrinaggio del Sindaco con fascia tricolore e gonfalone. Rappresenta un valore fondamentale per la vita della società e, in un’ottica più ampia, una condisione per la pace universale. Il messaggio per la Giornata della pace del 2002 di Papa Giovanni Paolo II portava il titolo ‘Non c’è pace senza perdono’. L’idea di trasformare o meglio di aggiungere al perdono il tema della pace sta nella logica delle cose.