Spiagge: la posta in gioco

Non si può parlare sempre dei massimi sistemi, qualche volta ci si può occupare di questioni particolari. Una questione particolare, ma molto discussa, è il contenzioso relativo alle concessioni di spiagge demaniali agli imprenditori balneari. I mezzi di comunicazione ne parlano molto da anni, ma mi pare che non siano mai stati chiariti bene i termini della questione.

In genere si crede che gli imprenditori balneari si battano per difendere un sistema che consentiva loro di fare ricchi proventi pagando al demanio canoni trascurabili. C’è anche questo, naturalmente, ma non è il cuore della questione. In realtà ciò che spaventa i balneari è la prospettiva di vedere azzerato un altissimo valore patrimoniale sul quale facevano affidamento: e cioè quello che avrebbero potuto realizzare cedendo la loro concessione – e la relativa azienda – a trattativa privata ad un altro imprenditore.

La normativa europea che ha originato il contenzioso obbliga gli Stati a rilasciare concessioni di suolo demaniale solo a tempo determinato e a bandire, ad ogni scadenza, una gara pubblica aperta ai concorrenti provenienti da tutti i paesi dell’Unione.

Il sistema del diritto interno italiano è (era) molto diverso. Era basato sul principio che il suolo demaniale non può diventare in alcun caso di proprietà privata, ma può essere solo dato in concessione temporanea e revocabile; e fin qui nulla è cambiato. Diceva anche che tutto ciò che il concessionario vi impianti per suo uso entra di diritto nella proprietà dello Stato; e anche qui nulla è cambiato. Diceva però anche che, ad ogni scadenza, la concessione poteva essere rinnovata e che il concessionario uscente aveva un titolo di preferenza; in pratica, una volta avuta la concessione si poteva perderla solo se lo Stato avesse deciso di usare direttamente quel terreno (ad esempio per usi militari).

Il concessionario aveva anche (con qualche semplice espediente legale) la possibilità di vendere a prezzo di mercato l’azienda, la concessione e l’avviamento ad un nuovo titolare scelto da lui. In questo quadro, sinora, tutti i concessionari hanno investito grossi capitali nelle attrezzature fisse come se il terreno fosse di loro proprietà privata. Non sto dicendo che i balneari hanno ragione se si oppongono alle nuove regole: dico che la posta in gioco è questa.

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