Gli esami di maturità sono finiti. Con l’accompagnamento di dichiarazioni e polemiche sulle bocciature, quest’anno più numerose che in passato. Secondo le prime rilevazioni del Ministero – a dire il vero a prove non ancora del tutto completate – si ipotizzava che la percentuale dei fermati all’esame di Stato sarebbe stata del 3,1% rispetto al 2,5% del 2008: 15.000 studenti bocciati invece di 12.000. Lo stesso Ministero informava giorni fa dell’aumento in generale delle bocciature. Alle medie si registrerebbe un aumento di circa 12 mila studenti non ammessi rispetto al 2008, con un numero significativo, circa 3.000, bocciati per l’insufficienza nel voto in condotta. Addirittura raddoppiati rispetto all’anno scorso gli studenti non ammessi all’esame di terza media (il 4,4%, rispetto al 2,1% dello scorso anno). Aumentano leggermente i bocciati anche nelle superiori, mentre aumentano di molto, fin quasi a raddoppiare rispetto al 2008, gli studenti sospesi, cioè quelli che entro l’inizio del prossimo anno scolastico dovranno recuperare almeno una insufficienza. Sempre nelle superiori, il 5 in condotta ha mietuto circa 6.500 ‘vittime’. Che dire di fronte a questi dati? C’è chi canta le lodi della scuola finalmente ‘più severa’ e chi sottolinea che una scuola che boccia in realtà fallisce la propria missione. Probabilmente si può percorrere una via mediana. Indubbiamente si respira un’aria di maggiore rigore, che non è necessariamente un male per gli studenti delle nostre scuole. La credibilità dell’istituzione, la capacità di sanzionare il merito e il demerito, con criteri certi, sono aspetti utili nel processo educativo scolastico. Nello stesso tempo l’enfasi che si percepisce intorno ai fautori di questa ‘scuola severa’ risulta, crediamo, controproducente. Fino a dare l’impressione quasi di una contrapposizione tra la scuola e gli studenti, che pure ne sono il centro e il fine. Una ‘rivincita’ contro la scuola dei lazzaroni che la passavano liscia lo stesso. E allora servono toni più soft e attenzione più concreta ai nostri ragazzi, credendo davvero che quello scolastico è un campo di alleanze, di condivisione, di scambio ‘amoroso’ tra generazioni. Il che non esclude, naturalmente, che ciascuno faccia la propria parte, con ruoli diversi e ben definiti. Promuovere è l’obiettivo della scuola, non bocciare. Favorire processi di apprendimento che permettano di raggiungere conoscenze e competenze prefissate, accompagnare percorsi di maturazione personale che abilitino ad essere sempre più persone e cittadini protagonisti del proprio mondo. Speriamo che in questa pausa estiva si completino i processi di riforma (avanti con le superiori) e che si rigenerino entusiasmi e passioni per ripartire in classe, a settembre, nel modo migliore. Anche perché le difficoltà sollevate nei mesi scorsi e che caratterizzano il mondo scolastico – dall’organizzazione oraria alle questioni dei docenti – non si risolvono certo all’improvviso e da sole.
‘Più severa’ non significa per forza ‘migliore’
Valutazioni sulla 'nuova' scuola della riforma, in cui sono aumentate le bocciature
AUTORE:
Alberto Campoleoni