Trasimeno. La pesca nel lago con l’uso di metodi antichi e sostenibili

L’interesse e l’attenzione generale per il benessere degli animali sta aumentando negli ultimi anni, riguardando non solo gli animali domestici, ma in particolare quelli destinati al consumo. Degli allevamenti ittici e delle condizioni dei pesci allevati però si sa ancora poco e solo di recente studi e servizi giornalistici si stanno concentrando sul tema.

Prediligere il pescato locale

Secondo il rapporto 2023 “Acquacoltura italiana” a cura di Confagricoltura e Associazioni piscicoltori italiani ad esempio, negli allevamenti vengono utilizzati metodi di stordimento dei pesci prima dell’uccisione, come prescritto dal Codice acquatico. Tra questi metodi però ce ne sono alcuni che non ci aspetteremmo, come l’esposizione ad anidride carbonica in acqua o l’immersione in una sospensione di ghiaccio in acqua. Prediligere il pesce pescato localmente rispetto a quello d’allevamento non è quindi solo una scelta gastronomica, ma anche un atto di sostenibilità e supporto alle economie locali.

La pesca al lago Trasimeno e la cooperativa dei pescatori

Il lago Trasimeno offre un esempio perfetto di come la pesca tradizionale possa contribuire alla preservazione dell’ambiente e alla promozione di prodotti di alta qualità. La pesca nel lago Trasimeno ha radici profonde, risalenti a secoli fa, e continua a rappresentare una fonte di sostentamento e identità culturale per le comunità locali. In questo contesto, la Cooperativa pescatori del Trasimeno gioca un ruolo fondamentale. Aurelio Cocchini, presidente e pescatore della cooperativa, condivide la sua esperienza e spiega i metodi di pesca utilizzati: “La nostra pesca è totalmente sostenibile. Utilizziamo reti e tecniche che rispettano i cicli naturali del lago, evitando l’eccessivo sfruttamento delle risorse. Peschiamo solo ciò che il lago può offrire senza compromettere il suo ecosistema”.

Tutto questo però rende la produzione poco stabile e ciò mette a rischio il lavoro dei pescatori della cooperativa: “Nelle stagioni che non sono di passaggio, come l’estate o l’inverno, i pesci tendono a stare sul fondo ed è un problema per il nostro metodo di pesca a rete. Certo, preservare l’ecosistema del lago, nonostante i cambiamenti climatici, aiuta ad avere più fauna. E aiuta anche noi a promuovere la nostra attività”.

Pesci in gabbia

In Italia vengono consumati in media 31,2 chili di pesce a testa ogni anno. Queste le stime contenute nel report 2023 “Acquacoltura italiana” di Confagricoltura e Associazioni piscicoltori italiani. Sempre secondo il report gli allevamenti ittici in Italia sono oltre 700, con l’80% dei pesci crostacei e molluschi prodotti che viene esportato e venduto a piattaforme logistiche e grande distribuzione.

Le importazioni dall’estero

Anche l’importazione è considerevole: il 40% del pesce da allevamento che finisce sulle nostre tavole è importato dalla Grecia, il 30% dalla Turchia. In Europa la produzione totale di soli pesci da acquacoltura ha raggiunto 2,7 milioni di tonnellate di peso vivo solo nel 2020.

Spesso il confinamento in vasche piccole, la scarsa qualità dell’acqua, le malformazioni e i parassiti sono la causa di condizioni di vita dei pesci peggiori rispetto a quelle dei pesci catturati in natura e ciò rende la qualità dell’alimento inferiore.

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