Se vince Trump … niente di buono per noi

Non è ancora del tutto ufficiale, ma ormai è certo che le elezioni presidenziali negli Usa – a novembre – saranno una sfida fra l’ex presidente Donald Trump e la vicepresidente uscente Kamala Harris. Dei due si potrà pensare quello che si vuole, ma non si potrebbero immaginare due sfidanti più diversi fra loro, come personalità, stile, programmi, tutto. Nessun rischio che gli elettori si trovino in imbarazzo non sapendo come orientarsi.

Si capisce che a scegliere saranno gli americani, sulla base delle loro idee e dei loro interessi, e non tocca a noi dire che cosa sarebbe meglio per loro (non ne abbiamo il diritto e non ne sappiamo abbastanza). Però siamo in grado di dire che cosa sarebbe meglio per noi – noi europei, noi italiani perché poi gli effetti si sentiranno, e in profondità. Non sarà come stare a vedere se la finale europea la vincessero gli spagnoli o gli inglesi, che a noi non ce ne veniva nulla di bene né di male.

Se vince Trump, per noi europei (e quindi anche per noi italiani) sarà dura. Il legame politico fra l’America del nord e l’Europa occidentale si può datare all’intervento americano nella prima guerra mondiale e, subito dopo, all’attivismo un po’ idealista del presidente Woodrow Wilson per la nascita della Società delle Nazioni come strumento di salvaguardia della pace e di incontro costruttivo fra i popoli, in condizioni di parità.

Ma è stato con la seconda guerra mondiale che quel legame si è stretto, a partire dalla “Carta Atlantica” dell’agosto 1941, firmata da Franklin D. Roosevelt e Winston Churchill. Era in funzione antitedesca e antigiapponese (diciamo pure anche anti-italiana) ma si poneva nella prospettiva di un nuovo ordine mondiale e fu così l’embrione (avendo associato anche l’URSS e la Cina) dell’Onu, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, per la protezione della pace e dei diritti umani individuali.

Trump ha fatto capire chiaramente che considera tutto questo un passato da cui gli americani si debbono liberare per fare “finalmente” i propri interessi nazionali. Veramente li hanno fatti sempre, anche in modi discutibili, ma certamente hanno sempre avuto una speciale considerazione per le liberal-democrazie dell’Europa occidentale. Le promesse di Trump, se venissero attuate, non sarebbero una buona notizia per il consolidarsi dell’unità europea e per gli equilibri mondiali.

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