L’abito della solidarietà

Le Confraternite in Umbria tra glorie passate e un difficile presente

Sono le associazioni laicali più antiche della Chiesa, sorte la maggior parte nel Medioevo, a partire dal XIII secolo. Mantello lungo, cappa nera, sicuramente non era difficile vedere nelle strade di città e villaggi questi particolari – quanto significativi – abiti. I membri delle confraternite, infatti, si distinguevano per un abito determinato, gli stessi costumi che oggi si ammirano in processioni o cortei storici. Sodalizi nati dalla devozione per un santo protettore, un mistero della vita di Gesù, ad esempio la risurrezione, un’immagine ritenuta miracolosa, quali l’eucarestia o il rosario, le confraternite sono sorte in un periodo, il Medioevo, in cui se ne sentiva forte la necessità ed erano frequenti le lotte anche tra singoli Comuni. Aventi sede in una chiesa o in un luogo di culto – spesso gli oratori -, i suoi membri intendono seguire lo spirito di carità predicato nel Vangelo, dando vita a forme di solidarietà sia verso i confratelli, sia i bisognosi della comunità. Accanto alla solidarietà materiale, lo Statuto di cui ognuna è dotata prescrive inoltre azioni di solidarietà spirituale, quali la preghiera per i defunti, la drammatizzazione delle processioni del santo protettore, la richiesta di indulgenze. In particolare le processioni erano di grande effetto sulla popolazione, se si pensa che gli affiliati della prima confraternita, quella dei Disciplinati o dei Flagellanti – nata a Perugia nella seconda metà del Duecento – in processione si percuotevano in segno di penitenza, recitando ‘laude’ al Signore. Tracciare una mappa precisa delle confraternite umbre è impossibile: dalla denominazione delle singole cariche, al loro numero, durata e funzione, fino al patrimonio materiale di ogni confraternita… La loro tradizione plurisecolare ha fatto sì che acquisissero una grande autonomia. Nella sola Umbria se ne contano oltre 300, di cui circa 220 nel capoluogo. Numero molto elevato, ma a cui non corrisponde un’altrettanto fervida attività. Ad oggi infatti la maggior parte delle confraternite umbre si occupa del culto e delle processioni in onore del santo come attività principale e, in alcuni casi, unica. Comune per tutte, l’atto di nascita sottoscritto dal Vescovo della diocesi, trattandosi di enti ecclesiastici. Molto diffuse quelle dette della Buona morte, ubicate anche a Perugia centro e a Sanfatucchio. Quest’ultima non ha più membri. La loro attività è stata fondamentale fino al XIX secolo: seppellire sotto le chiese i morti lasciati per le strade, e pregare per gli stessi. Negli anni ’80 del Novecento, poi, la confraternita della Misericordia aprì addirittura un poliambulatorio per immigrati e studenti, chiuso il decennio successivo. Solo una minoranza mantiene lo spirito attivista originario: don Aldo Gattobigio spiega che ‘nel 1600, quando fu costituita la diocesi di Città della Pieve, ne furono soppresse una quindicina… Le sopravvissute hanno conosciuto tempi difficili ma oggi sono un elemento importante della vita religiosa, organizzativa, di volontariato, e anche di vita spirituale. Sono una colonna importante delle buone tradizioni di Città della Pieve’. I confratelli si adoperano infatti nel volontariato, la carità, l’assistenza agli anziani. La maggioranza è al contrario costituita di confraternite prive di membri, per mancanza di ricambio generazionale. Don Andrea Czortek, di Città di Castello, ravvisa cause storiche per questo fenomeno, verificabile anche nella sua diocesi. Innanzitutto, la soppressione delle confraternite – alla fine degli anni ’40 – ad opera dei vescovi umbri, per timore che in esse si trovassero anche dei comunisti. Infatti Czortek dice che ‘il commissariamento delle confraternite del 1948 e lo spopolamento delle campagne degli anni ’50-60’ hanno posto le basi per il lento declino dei sodalizi, accelerato anche ‘dal sorgere di nuovi movimenti ecclesiali’. D’accordo padre Alessio Maglione di Assisi, nel dire che ‘fino al 1800, con l’economia agricola, avevano terreni e possedimenti, pertanto potevano realizzare opere di assistenza notevoli. Oggi si limitano al volontariato (Caritas, Centro volontari della sofferenza’) e alla liturgia’.

AUTORE: Margherita Idolatri