Il doppio turno? È il sistema più ragionevole

Appena resi noti i risultati dei ballottaggi nei comuni, la sera di lunedì 24 giugno, qualche esponente di primissimo piano della maggioranza di governo ha lanciato la proposta di modificare la legge elettorale, in particolare eliminando i ballottaggi.

Secondo una interpretazione maliziosa – che qui non vogliamo fare nostra – quella proposta sarebbe il frutto di una certa delusione riguardo all’esito della giornata. Lasciamo perdere i motivi più o meno immaginari, e valutiamo la proposta nel merito. È vero che articolare in due turni una consultazione elettorale è un appesantimento tanto per gli elettori, quanto per i candidati, quanto infine per la grande macchina organizzativa che deve far funzionare i seggi e fare il conto dei risultati. Ma in certi casi appare il modo più razionale per dare un ordine e un senso alla sterminata varietà delle opinioni individuali.

Se si interrogano cento elettori che hanno votato per lo stesso partito, si scopre che non ce ne sono due che la pensino allo stesso modo su tutto. Quindi ogni votazione è anche una gigantesca semplificazione, a danno delle opinioni isolate ma a vantaggio della collettività. Ora, se si tratta di eleggere, con elezione diretta, un capo (oggi un sindaco o un presidente di regione, domani forse il capo del governo) il modo più giusto per farlo è proclamare eletto chi ha avuto la maggioranza assoluta dei voti, ossia ha avuto più voti a favore che contro. Ma per essere sicuri di ottenere questo risultato, bisogna che i candidati siano solo due.

Quando i candidati sono più di due, è possibile che il più votato non abbia raggiunto la maggioranza assoluta, ma solo quella semplice e quindi che i contrari – anche se divisi fra più candidati – siano più dei favorevoli. E non è razionale, né giusto, dare un incarico di potere a una persona che ha più contrari che favorevoli.

Ma non sarebbe giusto neppure limitare la votazione a due soli candidati. La soluzione ragionevole, dunque, è fare un primo giro con tutti i candidati, poi un secondo giro fra i primi due classificati. Anche nello sport, prima si fanno le eliminatorie, poi i quarti, le semifinali e infine la finale. Tutto questo richiede più impegno, ma è il metodo più rispettoso del principio di maggioranza e della volontà degli elettori; non è detto che il turno unico lo sia altrettanto.

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