Dialogo interreligioso

Parola di vescovo

Il Papa nella prefazione al libro di Marcello Pera Perché dobbiamo dirci cristiani ha scritto: ‘Un dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non è possibile, mentre urge tanto più il dialogo interculturale che approfondisca le conseguenze culturali della decisione religiosa di fondo… Qui il dialogo e una mutua correzione e un arricchimento vicendevole sono possibili e necessari’. Le parole del Papa non sono state sufficientemente comprese e c’è anche chi le ha lette come un invito a ridimensionare la natura del dialogo interreligioso. L’interpretazione è ovviamente sbagliata: del resto è sufficiente considerare i discorsi che Benedetto XVI ha tenuto in questi ultimi giorni parlando a ebrei e musulmani in Terra Santa e quanto viene portato avanti dagli organismi della Sede Apostolica che sono la più chiara manifestazione della sua volontà. Il Papa nel suo ben noto rigore intellettuale introduce un distinzione su cui è bene riflettere. Alla base del dialogo ecumenico, tra cristiani, è fondamentale la riflessione teologica. Infatti le varie Chiese cristiane si differenziano su alcune interpretazioni della rivelazione divina. Esse pertanto sono tenute ad operare per arrivare alla stessa sostanziale professione di fede. Tutto questo non è possibile nel dialogo interreligioso, dove le differenze tra le varie religioni sono sostanziali e inconciliabili. Come può esserci dialogo teologico tra chi crede in Cristo e chi lo nega, come avviene ad esempio tra cristiani e musulmani? Eppure anche il dialogo interreligioso attinge ricchezza dalla fede in Dio. Il Papa giustamente parla delle ‘conseguenze della decisione religiosa di fondo’. La fonte primaria del dialogo interreligioso è la razionalità umana, per la quale ogni singola persona e ogni singolo popolo gode di uguali diritti e doveri. In questo senso la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo costituisce una delle più alte espressioni dei rapporti tra i popoli. La fede in Dio, tuttavia, aggiunge un qualcosa che eleva il rapporto con gli altri. Dio è Padre di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. È positivo che tutte le religioni affermino il primato dell’amore vicendevole e del doveroso soccorso del bisognoso. Il cristianesimo parla addirittura dell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio. La fede pertanto eleva la razionalità umana e dà al credente la capacità di diventare dono per l’altro senza calcoli e senza nulla pretendere in cambio. È importante che le religioni, dimentiche degli errori compiuti in passato, gareggino nel diventare amiche dell’uomo, attente ai suoi bisogni e ai suoi problemi, sollecite nell’unire le loro forze per sconfiggere i fondamentalismi, le guerre, le ingiustizie e le povertà.

AUTORE: Sergio Goretti