In un’Italia che ‘non vuole uscire dal buio’, quali sfide per la comunità cristiana più vicina ai poveri e alle persone in difficoltà? Se ne è parlato a Torino dal 22 al 25 giugno al 33’convegno nazionale della Caritas, che ha riunito 600 delegati di 220 sedi diocesane. Il tema: ‘Non conformatevi a questo mondo. Per un discernimento comunitario’. Rivedere gli stili di vita. Secondo mons. Giuseppe Merisi, presidente della Caritas italiana, la crisi economica e finanziaria può innescare ‘pericolose reazioni a catena’ con effetti negativi soprattutto su stranieri e gruppi minoritari. La crisi ‘chiede dunque di ridefinire a livello culturale e comunitario il nostro modo di intendere la realtà, il rapporto tra fede e vita, la capacità di districarci nella complessità delle interdipendenze dei fenomeni’. A suo parere ‘occorre tornare ad educare al bene comune nell’era della complessità. Educarci ed educare al sentirci tutti responsabili di tutti’. Questa educazione al bene comune, ha sottolineato, ‘non è indolore. Comporta rinunce a privilegi ingiustificati da parte di tutti – dei più garantiti e anche di quelli in disagio ma meno sfortunati di altri -, la creazione di nuove scale di priorità, l’assunzione di nuovi stili di vita coerenti coi nostri valori, con senso di solidarietà e sobrietà’. ‘Non conformarsi a questo mondo’ – ha sottolineato – vuol dire capire che ‘solidarietà e interdipendenze vanno coniugate’ per una ‘glocalizzazione solidale’ che riparta ‘dai poveri, da tutti i poveri, per costruire comunità nuove’. Intanto in Italia sono 120 le iniziative diocesane attivate in risposta alla crisi. Parlando del Fondo di solidarietà creato dalla Cei, mons. Merisi ha ricordato che esso dovrà ‘essere vissuto come un ulteriore e opportuno strumento di solidarietà, da affiancare alle attività ordinarie e straordinarie che le nostre Chiese hanno assunto per contrastare i fenomeni di povertà e disagio e gli effetti della crisi economica’. L’aiuto ai terremotati. A proposito del terremoto in Abruzzo, mons. Merisi ha sintetizzato l’impegno Caritas dal 6 aprile ad oggi, con le delegazioni regionali da subito gemellate con le zone dell’Aquilano. Anche oltre 60 Caritas straniere hanno manifestato interesse per interventi di ricostruzione. ‘Si stanno anche riattivando – ha detto – i servizi tradizionali per vecchie e nuove povertà: centro di ascolto, osservatorio delle povertà e delle risorse, laboratorio Caritas parrocchiali, ufficio legale, servizio civile, servizio immigrazione ed educazione alla mondialità, Progetto Policoro’. Immigrazione e asilo. In materia di immigrazione e richiedenti asilo ‘non è in discussione la necessità della legalità, ma semmai il rapporto tra la legalità e il rispetto dei diritti umani fondamentali’. Mons. Merisi lo ha ribadito ricordando il documento congiunto sul pacchetto sicurezza stilato dalla Caritas e altre associazioni, e il convegno del coordinamento immigrazione di Caritas italiana del marzo scorso a Lampedusa. ‘La grande domanda che rimane aperta – ha affermato – è quella relativa all’adeguatezza dell’attuale legislazione nel contemperare le ragioni dell’umanità, e del rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, con quelle di una regolamentazione efficace e ordinata delle migrazioni nel nostro Paese. Questo interrogativo deve accompagnare l’azione concreta di intervento in questi ambiti, senza ingenuità e tantomeno pregiudizi’. Il nostro obiettivo, ha aggiunto, ‘deve essere quello di promuovere relazioni capaci di produrre integrazione nel rispetto delle persone e della legge, in un contesto che si fa luogo di relazione autentica’. L’Italia, ha osservato, ‘nel corso dell’ultimo anno si è distinta per l’elevato numero di persone a cui è stata riconosciuta protezione internazionale; ma al contempo ha attuato, più di recente, una politica del contrasto dell’immigrazione clandestina, per sé legittima e necessaria, ma spesso pregiudizievole per i richiedenti asilo. Il nostro è certamente un Paese esposto a questo tipo di flussi – ha rilevato ancora – ed è per questo motivo che crediamo siano necessari interventi e politiche sempre più coordinate a livello europeo, ma sempre ispirate ad una grande cautela, e soprattutto rispettose dei diritti di coloro che giungono chiedendo protezione’. Lo scandalo delle spese militari. Anche lo scandalo delle spese militari in aumento nel mondo è stato denunciato dal presidente della Caritas: ‘Purtroppo negli ultimi 10 anni sono aumentate addirittura del 45%, arrivando alla cifra astronomica di 1.330 miliardi di dollari, più di 10 volte gli aiuti allo sviluppo ai Paesi poveri’. Perciò ha chiesto alle Caritas di celebrare degnamente il 2010, Anno europeo dedicato alla lotta alla povertà. In una lettera, i 600 delegati delle 193 (su 220) Caritas diocesane in Italia e delle Caritas nazionali di Grecia, Turchia, Moldavia, Bulgaria, Polonia, Francia, Slovenia e Romania, esprimono al Papa ‘filiale devozione’ e ‘gratitudine’, ricordando che il percorso di quest’anno – scegliere di animare alla carità attraverso il discernimento – deve molto alla ricchezza del suo magistero, e al cammino unitario della Chiesa in Italia’. I partecipanti al convegno hanno anche stilato una lettera per il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, e il segretario generale mons. Mariano Crociata, nella quale si esprime gratitudine per le ‘riflessioni e prospettive che il Consiglio permanente e l’Assemblea generale della Cei hanno offerto in più occasioni a Caritas italiana e alle Caritas diocesane’. In vista dei prossimi Orientamenti pastorali, viene confermato l’impegno della Caritas sul versante dell’educazione.