Non è una malattia ma fa danni

SCUOLA/SALUTE. La dislessia è un fenomeno molto diffuso, ma spesso si fa ancora fatica a riconoscerla, perfino da parte delle strutture preposte

I bambini imparano a leggere in prima elementare. Esistono però alcuni di loro che pur essendo sani da tutti i punti di vista (vedono e sentono benissimo), con intelligenza nella norma, cresciuti in famiglie normali, non riescono a imparare la lettura come gli altri. Risultano di fatto impermeabili ai tentativi fatti dagli insegnanti per acquisire i meccanismi con cui tutti noi abbiamo iniziato a leggere. Quelli che abbiamo di fronte sono bambini dislessici. Non si tratta di una malattia, ma di un disturbo dell’apprendimento che si manifesta nelle sole attività scolastiche: ecco perché può essere diagnosticato solamente dopo che il bambino inizia ad andare a scuola. Tanto prima si interviene con appositi strumenti didattici (ad esempio l’uso di alcuni programmi di sintesi vocale al computer), tanto prima e meglio si può recuperare. Purtroppo in Italia la dislessia è poco conosciuta da genitori, insegnanti e anche specialisti: viene spesso scambiata per svogliatezza dell’alunno, benché si calcoli che ne soffra il 3-4% della popolazione scolastica (scuola elementare e media); pertanto in ogni classe vi è almeno un bambino affetto da questo disturbo! In Umbria su 120.000 studenti fino alle scuole secondarie, si calcola che vi siano circa 5.000 dislessici. Nel caso di Elisa, una ragazza che oggi ha 15 anni, la diagnosi di dislesssia è arrivata in maniera tardiva. ‘Nella scuola non c’era alcuna conoscenza di questa problematica’ affermano i genitori della giovane, che circa sette anni fa si sono trovati in seria difficoltà quando, già in seconda elementare, Elisa mostrava tutte le caratteristiche tipiche dei dislessici. ‘Solo da due anni a questa parte gli insegnanti non cascano più dalle nuvole quando si parla di questo genere di problema ‘ continua la mamma. ‘ Elisa ne aveva tutti i sintomi ma, non conoscendo questo disturbo, siamo andati da una logopedista che non ha riconosciuto il problema’. Nel caso di Elisa una vera diagnosi è stata fatta solo in quinta elementare e del tutto casualmente, riscontrando che la bambina aveva le stesse difficoltà del figlio dislessico di un’amica di famiglia. ‘Inoltre – prosegue la madre – oltre al fatto che fosse già tardi per recuperare, abbiamo trovato grande chiusura da parte degli insegnanti, che accusavano la bambina di svogliatezza. Anche all’Usl non abbiamo trovato un sostegno con un logopedista, perciò abbiamo speso moltissimi soldi per un sostegno privato. Abbiamo scoperto molto tardi l’esistenza di strumenti compensativi e dispensativi, che poi ci hanno migliorato decisamente la vita, permettendo a Elisa di non perdere neanche un anno scolastico’.

AUTORE: Mariangela Musolino