Sulle tracce di antichi monasteri benedettini umbri

Sei anni di ricerche tra carte catastali e sopralluoghi sul territorio, recuperando preziose informazioni dalla gente del luogo e dalle comunità religiose che ancora oggi vi abitano. A raccontare il lavoro ‘certosino’ che ha portato alla pubblicazione di Monasteri benedettini in Umbria. Alle radici del paesaggio umbro (volume II – Cesena, Centro storico benedettino italiano – Regione Umbria, 2023 – Biblioteca del Monasticon Italiae, 2) è Nadia Togni, dell’Università di Ginevra, ma di origini perugine, coautrice della poderosa opera insieme al compianto abate Giustino Farnedi dell’abbazia di San Pietro a Perugia.

Libro sui monasteri benedettini dell’Umbria settentrionale

Il libro contiene un repertorio completo dei monasteri benedettini, sia maschili che femminili, dal Medioevo ad oggi, presenti della zona settentrionale dell’Umbria. Il tutto corredato da foto. “Si tratta di uno studio pionieristico per l’Italia – spiega Togni – grazie alla collaborazione tra il Centro storico benedettino italiano e la Regione Umbria. Un lavoro che dimostra come il monachesimo benedettino abbia avuto una diffusione ampia e capillare in tutta l’Umbria, contribuendo in maniera determinante a definire quell’unicità del paesaggio agrario umbro che ha reso la nostra regione famosa in tutto il mondo”.

Nel 2014 una prima pubblicazione

Il volume fa seguito a una precedente pubblicazione, risalente al 2014, e che ad oggi ha permesso di recensire in totale tra le due ricerche, 244 monasteri maschili e femminili posti sotto la Regola di san Benedetto. Per la parte dell’Umbria meridionale la ricerca è ancora in corso. “Non tutti i monasteri di cui si ha testimonianza hanno lasciato traccia. Di alcuni rimane solo la chiesa. A Gualdo Tadino, per esempio, molti sono stati rasi al suolo all’inizio del ’900 – spiega la studiosa. – Anche a Gubbio, un monastero molto importante e citato in numerosi documenti, quello di San Donato di Pulpiano, a un certo punto è stato abbandonato e ad oggi non ce n’è più traccia”.

Numerosi furono i monasteri benedettini femminili

Massiccia fu la presenza dei monasteri femminili, molti nati sia nel contado che entro le mura delle città. “Ben presto queste comunità femminili si ritrovarono troppo esposte ai pericoli derivanti dall’isolamento: guerre, predoni, invasioni saracene, violenze, saccheggi. Per cui furono costrette con il tempo a trasferirsi addossate alle porte urbiche o entro le mura cittadine. Lì realizzarono anche degli orti per la loro sussistenza”

Le congregazioni monastiche in Umbria

In questo secondo volume sono stati recensiti i monasteri delle diocesi di Città di Castello, Gubbio, Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, Perugia-Città della Pieve. La maggior parte di questi monasteri furono fondati dal Benedettini neri, altri ancora dai Camaldolesi, presenti in gran numero nell’Alta Valtiberina e a Perugia. Nell’Alta Valtiberina molto rilevante fu la presenza dei monaci vallombrosani. Solo a Perugia troviamo monasteri fondati dai Cistercensi.

L’appennino umbromarchigiano costituì la maggior area di espansione della congregazione dei Silvestrini. Più limitata fu la presenza di monasteri fondati dai Celestini; nel XIII giunsero a Perugia anche gli Olivetani. Una delle prime istituzioni a entrare nella Congregazione cassinese fu l’abbazia di San Pietro a Perugia, che vi aderì nel 1436.

L’espansione del monachesimo benedettino in Umbria continuò anche in età moderna: nella prima metà del XVI secolo a Montecorona si stabilirono gli eremiti camaldolesi. Infine ricordiamo a Perugia, nel XVII secolo, la presenza della congregazione cistercense dei Foglianti. A queste se ne aggiungono altre due: quella delle Serve di Maria, detta di San Sperandio, o più nota con il nome delle Santucce, e quella cistercense del Corpo di Cristo.

La congregazione delle Santucce

“La beata Santuccia Carabotti da Gubbio – ricorda l’autrice – creò una delle prime congregazioni monastiche femminili. Alla sua morte contava 26 monasteri femminili eretti sull’Appennino dell’Italia centrale. L’autonomia della congregazione delle Santucce, rispetto alla giurisdizione vescovile, permise di realizzare piccole unioni locali di monasteri, guidate da una badessa che rispondeva direttamente alla superiora generale”.

Si deve a padre Giustino Farnedi la relazione sulle figure di santi fondatori e riformatori più famosi, senza dimenticare di citare anche quelli meno noti.

I monasteri benedettini umbri

I primi 90 monasteri benedettini dell’Umbria sono stati censiti nel primo volume Monasteri benedettini in Umbria. Alle radici del paesaggio umbro pubblicato nel 2014; altri 154 sono descritti nel secondo volume relativo alle diocesi dell’Umbria settentrionale uscito nel 2023 e presentato il 21 marzo a San Pietro di Perugia. Un terzo volume è previsto per le diocesi dell’Umbria meridionale.

Di tutti questi monasteri attualmente in Umbria ne rimangono attivi solo nove:

Amelia, San Magno (femminile)
Assisi, San Giuseppe (femminile)
Assisi, San Pietro (maschile)
Bastia Umbria, Sant’Anna (femminile)
Citerna, Santissimo Crocifisso e Santa Maria (femminile)
Fossato di Vico, Santa Maria del Fonte (femminile)
Perugia, San Pietro (maschile)
Perugia, Santa Caterina Novella (femminile)
Scheggia e Pascelupo, Eremo di San Girolamo (maschile)

Il volume si può richiedere presso il Centro Storico Benedettino Italiano, Abbazia di Santa Maria del Monte, via del Monte, 999, 47521 Cesena (FC). Tel. 0039 0547 645080. – 339 1302754

Mail: centrostoricobenedettino@abbaziadelmonte.it

o inviando una mail a nadia.togni@unige.ch

 

Le foto della galleria sono di Nadia e Sandra Togni

 

 

 

 

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