Con il ‘ritorno’ dei Ceri in città avvenuto, secondo tradizione, la prima domenica di maggio, Gubbio – e non solo – ha incominciato il conto alla rovescia per vivere e proporre una delle pagine più belle e suggestive del folklore e della tradizione mondiale: la festa dei Ceri che si celebra da oltre ottocento anni il 15 maggio in onore del patrono sant’Ubaldo. Tutto è pronto: i gonfaloni sventolano sulle mura e sulle torri medioevali, arazzi ingentiliscono le facciate dei palazzi del centro storico, la città ha fatto toilette, operai e maestranze hanno lavorato duro per completare la pavimentazione della ‘Calata dei Neri’, che hanno aggiunto un tocco di qualità ad uno dei luoghi più suggestivi del vecchio edificato, da tutelare e valorizzare d’ora in poi sottraendola, possibilmente, al traffico motorizzato ed al parcheggio invadente. L’organizzazione è stata oliata ed i ‘personaggi’ pronti ad esercitare il ruolo che la manifestazione loro assegna e riconosce: Fausto Marionni e Roberto Menichetti, primo e secondo capitano, Luca Faccenda, Roberto Traversini, Marco Cancellotti, capodieci rispettivamente del Cero di sant’Ubaldo, san Giorgio, sant’Antonio (nella foto insieme al vescovo mons. Mario Ceccobelli). La festa dei Ceri però non è solo fascino ed emozioni, suggestioni e coinvolgimento; non solo quindi esteriorità per quanto nobili, ma la sua perenne vitalità trova alimento nell’amore e nella devozione verso il Patrono di cui si è nutrita fin da quel 15 maggio 1160 quando, con i ‘ceri’ in mano, il popolo eugubino andava verso la cattedrale di allora per essere vicino al Vescovo morente. È un versante da non dimenticare, e sotto questo profilo piace ricordare alcuni brani del discorso pronunciato dal vescovo emerito mons. Pietro Bottaccioli sul Col di Lana il 4 agosto 2007, nel 90’anniversario della festa dei Ceri celebrata in quei luoghi il 15 maggio 1917: ‘I Ceri, pur riallacciandosi in qualche modo a storie lontane ed oscure, hanno accolto di fatto il messaggio ubaldiano di pace e di fraternità dalla tradizione cristiana, e lo esprimono in grande allegrezza: hilariter, secondo la bolla di canonizzazione del santo Patrono… I Ceri sono una grande sinfonia sociale. Non è lo sforzo isolato di qualcuno che li fa volare verso la meta, ma la sinergia di tutti: dai portatori ai braccieri, da chi corre avanti acclamando, dagli anziani e dai malati che dalle finestre incoraggiano… I Ceri sono il progetto di una società alternativa, non per gli interessi che a ciascuno derivano ma per la gioia impagabile di una fraternità che gode del gratuito donarsi, raggiungendo il massimo della coesione. Ma sono davvero ‘matti’ questi eugubini che fanno di questo gratuito progetto la più grande festa dell’anno, il più profondo motivo di relazionarsi fra loro? Sarà allora importante non vivere i Ceri solo istintivamente ma di sapere unire l’eros e l’agape: la irrefrenabile forza emotiva nell’adesione profonda al significato ideale dei Ceri’.
Messaggio di pace in grande allegrezza
La città si prepara a celebrare la festa dei Ceri con l'entusiasmo di sempre
AUTORE:
Giampiero Bedini