Il primo servizio è dare ascolto

La testimonianza di due volontari andati a prestare soccorso nella periferia ovest de L'Aquila. Che cosa si è fatto, che cosa si farà

Appena varcato il confine provinciale de L’Aquila, si vedono le prime tende. A una prima impressione, non paiono esserci danni così gravi, ma tutto cambia man mano che ci si avvicina al capoluogo. Il centro storico è completamente chiuso. La tragedia, morale e materiale, è davvero di grandi proporzioni. Il clima non aiuta, perché piove spesso e le temperature di notte scendono parecchio. Le scosse non danno tregua, e anche i fortunati che potrebbero rientrare in casa hanno paura. La situazione di emergenza sembra essere stata gestita con efficienza dalla macchina dei soccorsi, e la presenza di esercito, vigili del fuoco, Protezione civile, Croce rossa e molte altre associazioni è imponente. In questa macchina si sta inserendo, con una certa lentezza, anche la Caritas italiana, che ha come punto di riferimento la parrocchia di San Francesco a Pettino, periferia ovest dell’Aquila. Fin dalla prima ora il parroco, don Dante di Nardo, ha messo a disposizione la chiesa, rimasta agibile, che è stata adibita a magazzino per le necessità dei più bisognosi, ed ha organizzato una tendopoli autogestita dai parrocchiani. La parrocchia serve provvisoriamente come punto d’appoggio anche ai volontari della Caritas Umbria (al momento una ventina), i primi ad arrivare dopo quelli delle Caritas abruzzesi, ed ormai alle terza settimana di presenza. All’Umbria (insieme a Piemonte e Valle d’Aosta, che però al momento hanno solo inviato delegati) è stata assegnata una delle otto zone in cui è stata suddivisa l’arcidiocesi aquilana. Si tratta della periferia ovest dell’Aquila, che comprende le aree di Pettino, Cansatessa, Coppito, Pile con una decina di tendopoli. La zona contava, prima del terremoto, oltre 30 mila residenti, molti dei quali al momento sfollati, ma che presto rientreranno. Ora si attende la realizzazione del campo base delle Caritas Umbria e Piemonte-Valle d’Aosta presso la parrocchia di Sant’Antonio a Pile, rinviata per motivi burocratici: è ormai una necessità urgente per poter accogliere un maggior numero di volontari e organizzare al meglio gli interventi. L’azione della Caritas, infatti, dovrebbe venir fuori nel medio-lungo periodo, quando la Protezione civile e molte associazioni si ritireranno o diminuiranno drasticamente il loro organico. Per questo i giovani rientrati dell’Abruzzo intraprenderanno anche un’opera di sensibilizzazione nelle parrocchie e nelle scuole della nostra città. Qual è il lavoro dei volontari della Caritas? In primo luogo stare vicino alle persone, l’ascolto dell’altro, l’animazione nelle tendopoli per la varie fasce d’età. Si è inoltre avviata una ricognizione sul territorio per individuare situazioni difficili al di fuori delle tendopoli (soprattutto anziani che non hanno voluto allontanarsi dalla loro casa). Ci sono poi i servizi più vari: gestione dei magazzini, aiuto nelle mense, trasporto dei beni delle case sgomberate dai vigili del fuoco e qualsiasi altra necessità si presenti. I volontari umbri, che operano a stretto contatto con altre associazione di volontariato (soprattutto scout), sono coordinati dall’ottimo lavoro di don Marco Gasparri, della diocesi di Orvieto-Todi.

AUTORE: Marco MontedoriMarco Bonatti