Tre incontri per i volontari Caritas, per chi vuole ‘nascere e diventare’ tale e per chi invece si impegna e vuole ‘rinascere’, ritrovare le giuste motivazioni che a volte si possono perdere dentro le storie complicate di chi si incontra e di fronte alle quali, spesso, ci si sente impotenti. Il bilancio di ‘Prossima’ mente’ si arricchisce di persone di diverse parrocchie che, nel riconoscere il dono di sé nell’altro, hanno seguito un percorso d’amore, fonte e culmine dell’azione di ogni cristiano. Si è partiti con l’imparare ad ‘essere presso’ a diverse situazioni di disagio, ma anche di normalità, sull’esempio di quel Dio che non è restato lontano; quell’amore che non è restato concetto astratto, discorso o sogno deluso, ma che Dio ha reso ‘cosa concreta’, corpo tangibile e lo ha incarnato nei confronti di tutta l’umanità. Modalità della vicinanza e prossimità, oltre e al di là dell’assistenzialismo che va verso l’accompagnamento, è quella che guida l’azione della Caritas, che si concretizza nel progetto ‘Presso’ e connota tutte le sue opere segno. Si è parlato anche di pregiudizio e disagio, quello di natura fisica, psichica, o il problema delle dipendenze, fino ad un disagio più ampio che si definisce sociale e raccoglie in sé problematiche molteplici di matrice personale, lavorativa, economica. Di fronte a ciò, occorre innanzitutto conoscere e riconoscere la sofferenza umana nella sua complessità per poter cominciare un percorso con l’altro. E contemporaneamente partire da sé, dalle barriere mentali e del cuore che spesso, ed anche inconsciamente, si costruiscono nell’incontro con le persone. Infine ci si è confrontati sul sul tema ‘Dall’incontro alla relazione d’aiuto’ con una breve riflessione biblica di don Roberto Cherubini, parroco di Santa Croce in Terni. La preghiera comune ha sottolineato lo spirito nel quale il confronto che è seguito voleva collocarsi: lo sforzo di rendere viva la presenza del Signore attraverso l’attenzione alle membra più deboli delle comunità. Lo squilibrio e la disparità di risorse, fra chi offre l’aiuto e chi lo chiede, esige equilibrio nell’istaurare un rapporto che tenga sempre al centro le esigenze della persona più debole, senza far prevalere il desiderio di autogratificazione o qualunque altra forma di utilità o vantaggio per sé. Altro aspetto messo in luce è stata la necessità di non creare una dipendenza, oltre lo stretto necessario, fra chi aiuta e chi è aiutato, favorendo il più possibile l’autonomia di colui che si è rivolto a noi per ricevere aiuto. I rappresentanti della parrocchia di Santa Croce in Terni hanno raccontato la loro esperienza di incontro con i poveri nella Casa di accoglienza per senza dimora, che è aperta da tre anni in parrocchia.
L’Abc del servizio
Caritas. Tre incontri per conoscere meglio le regole base del volontariato
AUTORE:
C. D. & altri