Forse qualcuno dei lettori si aspetta un commento della sentenza del Tribunale penale vaticano del 16 dicembre, con la quale diversi personaggi sono stati condannati in primo grado per reati ai danni della Santa Sede. Posso dire che la sentenza, benché non imprevista, mi ha turbato; ma riservo ogni altro commento al giorno in cui si potranno leggerne per esteso le motivazioni. Per adesso, mi limito a qualche chiarimento sugli aspetti tecnici legali.
La prima cosa da dire è che quello che ha giudicato non fa parte della rete dei tribunali ecclesiastici, quelli che giudicano, per esempio, sulla validità dei matrimoni religiosi o sulle sanzioni a carico dei sacerdoti e dei religiosi per atti contrari al loro ministero. I tribunali di quest’ultimo tipo fanno parte della struttura pastorale della Chiesa e servono alla sua missione.
Quello che ha emesso la sentenza del 16 dicembre è, invece, un organo non della Chiesa ma solo di quella piccola cosa che è la Città del Vaticano; un tribunale laico come sono laici la farmacia, l’ufficio postale, i musei e altre realtà del Vaticano. Il processo è stato fatto davanti a quel Tribunale, come poteva anche accadere per il processo a carico di Ali Agca; ma come nel caso di Ali Agca il Vaticano poteva scaricare l’incombenza alla giustizia dello Stato italiano: è previsto dai Patti Lateranensi. Perché questa volta non lo ha fatto? Si possono dare due spiegazioni.
Una è che qui venivano in ballo vicende molto delicate, tutte interne all’apparato amministrativo e finanziario del Vaticano e qualcuno ha pensato che fosse meglio che quelle carte non andassero troppo in giro. L’altra è che in questo modo la Santa Sede ha voluto dimostrare che, se è vero che anche al suo interno possono essere commessi reati, c’è anche la volontà e la forza di smascherarli e punirli pubblicamente. Come dire: visto che lo scandalo è scoppiato, dimostriamo che siamo noi stessi a fare pulizia.
Una scelta praticamente doverosa. Ma avrà l’effetto desiderato, ossia quello di riguadagnare il rispetto e la fiducia verso gli organismi centrali della Chiesa? Ho molta paura che non sarà così semplice e indolore. In ogni caso, è l’ennesimo scotto che la Chiesa paga per avere accettato troppo a lungo quel tradimento del Vangelo che è stato il potere temporale della Chiesa. Vedi Dante, Inferno , canto XIX: era scritto già tutto lì, settecento anni fa.