Chiara Lubich è stata ricordata, a un anno dalla morte, in tutto il mondo e anche in Umbria. Sabato scorso, 14 marzo, nella basilica di Santa Maria degli Angeli è stata celebrata una messa presieduta dal vescovo mons. Sorrentino, presenti anche il vescovo di Gubbio mons. Ceccobelli e il vescovo emerito di Huambo (Angola) mons. Viti.
Nell’omelia mons. Sorrentino ha messo in risalto l’attualità del carisma di Chiara: l’unità vista come una missione fondamentale della Chiesa, a cui tutti siamo chiamati ad aderire per realizzare il disegno di Dio sull’umanità; l’unità come colonna portante del tempio che Gesù è venuto a rigenerare. Ha affermato: “Non basta la nostra risposta personale. Questa è la prima, quella a cui ognuno di noi risponde, ma occorre farsi carico di una risposta di comunità, un risposta di popolo, che è quello che Dio vuole realizzare in Gesù. Esattamente questo: che tutti siano uno”. Ha sottolineato l’importanza del vivere la Parola e dell’amore a “Gesù abbandonato” come chiave di lettura fondamentale per vincere il peccato e per vedere con occhi nuovi i tristi eventi che la società di oggi vive.
La presenza di esponenti di altri movimenti, come anche di alcune famiglie religiose, testimoniano il cammino di comunione intrapreso non solo con i nuovi carismi sorti nella Chiesa, ma anche con quelli più antichi. Una ragazza ha espresso così al termine della celebrazione il suo saluto: “Chiara, non possiamo che dirti grazie per aver compiuto fino in fondo il disegno che Dio aveva su di te. Ci hai stupiti con la semplicità e la forza del tuo ideale, che è entrato nella vita di ognuno di noi cambiandola profondamente, dandole un senso. Ci hai dato una speranza un punto di riferimento, la cosa più bella di tutte: ci hai dato la gioia che Gesù ci ha promesso. La gioia di amare. Vogliamo avere la forza di vivere l’ Ideale come l’hai vissuto tu. Chiara, tu sei stata e sei per noi una mamma e ora, insieme a Dio, ci guardi dal paradiso. Ti vogliamo bene”. E ancora un altro ragazzo: “Ringrazio Dio di averci chiamati a vivere l’ideale dell’unità e di aver messo la nostra vita nelle mani degli altri fratelli. Lo ringrazio ancora, d’averci fatto conoscere la sorgente della nostra felicità e di quella che adesso è per noi la nostra vita: Chiara Lubich. Sì, è proprio così anche per quanti, come me, hanno iniziato quest’anno quest’avventura dopo la sua partenza per la patria celeste”. Dopo la messa la gioia e la commozione di tutti è stata espressa da un gruppo di giovani ha salutato Chiara con canti, danze e il lancio di palloncini per colorare il cielo d’Assisi.