Pasta per la Bolivia e Santiago de Huata

Il missionario don Leonardo Giannelli è ritornato per qualche tempo in Italia

Don Leonardo Giannelli, sacerdote prestato (fidei donum) alla diocesi boliviana di El Alto, è tornato per qualche settimana ad Umbertide. L’occasione per un dialogo-intervista è sempre ghiotta e significativa.Quali sono le ‘primizie’ che ci porta dalla Bolivia e da Santiago de Huata? ‘Le primizie sono più che mai legate a quello che si sta vivendo dal punto di vista sociale e politico in Bolivia. Con il governo attuale, socialista, guidato da Evo Morales si è creata una frattura forte di relazione fra Stato e Chiesa che ormai credo sia insanabile. È un momento dove per noi è fondamentale il rapporto con la gente; se ci vuole bene e si fida è la prima a difenderci…’. Quali le ripercussioni sulla gente della crisi che il mondo sta vivendo? ‘L”avverte soprattutto chi ha qualcosa da perdere; per i poveri ed emarginati, abituati a sopravvivere giorno per giorno, non ci sono grandi differenze rispetto a prima. ‘ Tanti giovani della diocesi vengono a trovarla, periodicamente. È contento di questo? ‘Veramente in tanti sono arrivati da tutte le zone della diocesi e mi hanno aiutato in vari lavori, come la ricostruzione del tetto della Chiesa, che si è conclusa a dicembre, con dedizione e affetto grandi. Adesso stiamo finendo alcuni particolari dell’interno della Chiesa che contiamo di finire per Pasqua, quando ci sarà l’inaugurazione del tutto.’ E la raccolta cibo; cosa ci dice di questa? ‘Anche quest’anno è andata in porto e Umbertide con i suoi 64 quintali ha superato lo scorso anno. Voglio far sapere a tutti che quella del 2007 ha visto arrivare al sottoscritto il container nell’agosto 2008 e a Natale 2008 era stato distribuito già tutto. Ringrazio per questa iniziativa preziosissima, perché mi consente grandi risparmi, di affrontare i problemi dell’oratorio e dei bambini. Ogni pacco di pasta che parte dalla diocesi arriva a Huata.’ Chi la aiuta nella parrocchia ed è il suo ‘braccio destro’? ‘Siamo in 23 persone; la persona più vicina a me è don Juan, un diacono permanente, con moglie e 4 figli. Insieme a lui ci sono Victor e Irma, una giovane coppia, che vive con me nella casa e mi aiuta nelle varie situazioni. E poi c’è Johnny, un ragazzo abbastanza grande. Facciamo vita comunitaria e ciò che mettiamo in pratica nella casa (pazienza, bontà, condivisione’), rende autentico ciò che tentiamo di fare fuori’.Qual è stata la molla che l’ha spinta ad andare in missione? ‘Avvenne in un momento di dolore profondo, di richiesta di un senso nuovo a tutto quello che stavo vivendo. L’andare in missione fu un consiglio che allora mi venne dalle persone che frequentavo, parlo di mons. Bottaccioli, padre Ugo De Censi dell’operazione Mato Grosso e altri. Cercavo risposte interiori sulla mia vita sacerdotale’. Il futuro di don Leonardo, ‘Non escludo di ritornare ‘ risponde il sacerdote – anche se è una riflessione profonda quello che dobbiamo fare. Il prossimo anno dovrei ‘scadere’ con questo mio contratto fidei donum per la seconda volta. Quindi, secondo la legge canonica dovrei finire la mia esperienza missionaria e tornare in diocesi. Sono combattuto. Quando sono là, al ritorno non ci penso, quando ritorno tutte le cose della diocesi mi coinvolgono e mi prendono. Credo che in quest’anno che rimane saremo obbligati a dare una risposta!’

AUTORE: Fabrizio Ciocchetti