La colletta del 29 marzo

L'impegno delle Chiese umbre per le famiglie colpite dalla crisi

Ormai è noto a tutti che per il 29 marzo, quinta domenica di Quaresima, i vescovi delle otto diocesi dell’Umbria hanno indetto una colletta ‘imperata’ in ogni messa e in ogni chiesa (parrocchiale, santuariale, monastica) per uno scopo preciso: costituire un cespite comunitario per venire incontro, in questo tempo di incertezze lavorative, ad alcune necessità di famiglie e persone rimaste senza lavoro e nel bisogno, che non potranno rientrare nelle categorie protette con interventi governativi, regionali, comunali, bancari.È quello che prevede il canone 1266: ‘In tutte le chiese e oratori, anche se appartenenti ad istituti religiosi, che di fatto siano abitualmente aperti ai fedeli, l’Ordinario del luogo, e cioè il vescovo, può disporre che si faccia una questua speciale a favore di determinate iniziative parrocchiali, diocesane, nazionali o internazionali, da inviare sollecitamente alla curia diocesana’, il cui resoconto sarà POI reso noto ai fedeli.Solitamente le offerte domenicali della Quaresima sono devolute alle Caritas parrocchiali per le loro necessità; questa volta le offerte sono tutte convogliate per uno scopo unitario di carattere anch’esso caritativo. In altri casi tali raccolte eccezionali sono state fatte per necessità gravi e urgenti (terremoti, devastazioni di guerre e di natura, carestie, bisogni particolari di paesi poveri ecc.): questa volta è per situazioni di bisogno della nostra regione. Sappiamo benissimo che non potremo mai disporre di grandi somme, ma gli scopi che ci prefiggiamo, oltre ad un aiuto concreto, sono anche altri. Innanzitutto la colletta da corpo al ‘digiuno quaresimale’ della comunità cristiana, che si priva anche di molto per aiutare chi è nel bisogno: un digiuno che non interessa solo il cibo, ma riguarda soprattutto gli stili di vita. Com’è noto, i profeti sono molto chiari al riguardo e non consentono sotterfugi. ‘Questo è il digiuno che voglio ‘ dice il Signore ‘: sciogliere le catene inique, rimandare liberi gli oppressi, spezzare ogni giogo, dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri senza tetto’ Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce” (Isaia 58). Oggi c’è da lavorare molto per ridurre gli stili di vita offensivi e inquietanti, gli stili dello spreco, del lusso sfrenato, dell’accumulo, del pensare solo a se stessi, dello sfregio della natura, della violenza su persone inermi’ Urge la sobrietà, la moderazione, la capacità di accorgersi dei bisogni altrui, già solo del vicino di casa, del coinquilino’ La carità, l’amore al prossimo, la solidarietà con chi è nel bisogno devono prendere il posto dell’indifferenza. Diceva Martin Luther King: ‘Abbiamo imparato a volare come uccelli, a nuotare come pesci, ma non abbiamo imparato l’arte di vivere come fratelli’. Questo, ed altro ancora, significa ‘conversione’ dei pensamenti e dei comportamenti: ed è questa la Quaresima per predisporsi alla vita nuova della Pasqua. In passato questa conversione di stile di vita si realizzava con una modalità molto precisa: l’offerta della ‘decima’ parte delle proprie entrate a favore dei poveri (vedove, orfani, migranti). E la raccolta delle decime che avveniva durante la messa era un gesto di onore e di lode a Dio, una ‘liturgia’ come la chiama san Paolo, un fare eguaglianza laddove troviamo disparità. Ecco perché la grande colletta di solidarietà della quinta domenica di Quaresima ha quest’anno una tonalità particolare, che vogliamo vivere come cristiani, ridando vita a qualcosa che rassomiglia seriamente alla ‘decima’.

AUTORE: ' Giuseppe Chiaretti