Mons. Dario Edoardo Viganò ha parlato presso la parrocchia di San Bartolomeo a Camporeggiano sul tema “San Paolo, grande comunicatore”. Oltre a tanti giovani attenti e motivati, c’erano pure il vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli, e l’emerito, mons. Pietro Bottaccioli. Questa la sintesi del “botta e risposta” avuto con lui.
Mons. Viganò, in che senso possiamo definire san Paolo grande comunicatore, e quale il suo messaggio per la Chiesa dei nostri tempi? “San Paolo nella sua predicazione pone la centralità della figura del Cristo sulla croce, quella stessa che aveva invece ‘baipassato’ ad Atene (volendo parlare solo con la sapienza umana). E se la conversione di Paolo inizia a Damasco, ma si compie pienamente a Corinto, io credo che parlare della Chiesa nella sua contemporaneità oggi, significa anzitutto sapere che non si tratta solo di strategie comunicative, ma è decisivo il fatto di recuperare la centralità della croce di Gesù, perché questa diventa custodia dell’eternità. Credo che se gli uomini e le donne di Chiesa mostrassero questa configurazione a Gesù crocifisso, le loro parole, al di là delle strategie, avrebbero una densità esistenziale tale da far innamorare le altre persone del messaggio evangelico”.
Quali itinerari la Chiesa sta tirando fuori per presentare san Paolo al popolo cristiano e ai giovani? “La Cei sta organizzando molte cose in quest’Anno paolino. Per esempio, quello che fa il servizio nazionale della Pastorale giovanile, oppure il servizio liturgico eccetera. Penso poi alle grandi mostre che sono state preparate da varie istituzioni, come quella di Comunione e liberazione, e l’altra preparata dal Centro comunicazione e cultura delle Paoline. C’è poi un grande progetto di teatro che è organizzato dalla Federgat (Federazione e gruppo delle attività teatrali), per arrivare al progetto culturale della Cei, che sta valorizzando percorsi di compagnie professionali e amatoriali proprio sulla figura di Paolo. Ci sono, insomma, modalità diverse e molto variegate che mettono al centro questa figura straordinariamente forte, emblematica, paradossale. Poi, a queste iniziative ogni diocesi aggiunge le proprie”.
Lei è un grande esperto di cinema. La figura di san Paolo come è stata trattata finora da questo mezzo? “La storia del cinema rispetto a san Paolo ha grandi intenzioni, ma poche realizzazioni; quindi, attendiamo ancora un grande regista! Finora ci sono state solo fiction televisive che non hanno colto in profondità il ‘cuore’ di questa figura, pur assolvendo il compito di un primo accostamento, una prima conoscenza verso questa persona, per poi rimandare anche ai testi di san Paolo. Diverso, invece, attendersi un grande film”.