Gli elevati costi umani e sociali dell’aborto

Giornata per la vita

Sono 2.119 le donne che in Umbria hanno interrotto la gravidanza nel corso del 2007. I dati si trovano nell’ultima relazione del ministero della Salute sull’attuazione della legge 194/78. Nello stesso anno sono nati poco più di 8 mila bambini, per cui circa una gravidanza su cinque è stata interrotta; un quinto di popolazione in meno ogni anno, per quella che continua ad essere una delle regioni ‘più vecchie’ d’Italia. In Umbria, infatti, secondo l’Agenzia Umbria ricerche, la popolazione con 65 anni e oltre, al 1’gennaio 2005, era pari al 23,2% della popolazione. Quanto costa alla società in termini economici lo scenario appena descritto? Allo Stato italiano un aborto costa 1.280 euro, dichiarava un anno fa il ginecologo Valter Tarantini in un’intervista rilasciata al sito web Quotidiano.net. Moltiplicandolo per il numero di Ivg praticate nel 2007, si ottiene l’ingente somma di 2.712.320 euro. Forse questi soldi potrebbero essere investiti per migliorare la qualità della vita di molte donne abbandonate a se stesse nella scelta dell’aborto. Forse si potrebbe stabilire un piano d’azione più concreto per applicare quanto è scritto nell’articolo 5 della tanto dibattuta legge 194/78: ‘Il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso […] di esaminare con la donna e con il padre del concepito […] le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza’. Vorremmo aggiungere ai ‘costi’ la sindrome post-aborto che, secondo la Association for Interdisciplinary Research in Values and Social Change di Denver (Colorado) e la University of Notre Dame di August (Minnesota), colpisce il 62% delle donne che hanno praticato l’interruzione. Ma non sarebbe più semplice e più ‘economico’ sostenere le mamme che hanno scelto di vivere fino in fondo la propria maternità?

AUTORE: Mariangela Musolino