“Fermiamo subito quella sanguinosa follia”

Manifestazione ad Assisi per la pace in Medio Oriente

Alla manifestazione per la pace in Medio Oriente, tenutasi domenica 18 sulla cittadella di Assisi, hanno partecipato cinquemila persone. ‘Una grande manifestazione – ha commentato Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, che ha organizzato l’evento -, con l’adesione di oltre 1.200 associazioni e organizzazioni di ogni orientamento culturale, politico e religioso, Comuni, Regioni e forze politiche. Abbiamo ascoltato – aggiunge – molte voci da Gaza, Sderot, Gerusalemme; voci di palestinesi e di israeliani, di cristiani musulmani, ebrei… Abbiamo ascoltato, riflettuto e avanzato numerose idee e proposte’. L’ascolto in diretta telefonica di persone da Israele e dall’area degli scontri è stato infatti uno dei momenti più toccanti della manifestazione. E l’impegno concreto sarà quello di ‘restituire’ la visita: ‘Tutti a Gerusalemme, entro l’anno!’ è la proposta lanciata con forza dallo stesso Lotti. Se non altro, per costringere l’Europa ad ‘accorgersi’ di quel territorio che ha già pagato un immenso tributo di sangue. Tre proproste concreteQuanto alle proposte emerse dalla giornata di domenica, o meglio le ‘cose da fare insieme’, sono state sintetizzate in tre punti. 1: Costituire in ogni città un comitato per la pace in Medio Oriente, in cui enti locali e associazioni che condividono l’appello di Assisi Dobbiamo fare la nostra scelta possano lavorare assieme per coinvolgere e sensibilizzare la popolazione, promuovere una politica e un’informazione di pace e praticare una solidarietà fattiva. 2: Dare un futuro ai bambini di Gaza, partecipando alla campagna di solidarietà con i bambini palestinesi di Gaza. L’obiettivo è raccogliere i fondi necessari per alleviare immediatamente le loro sofferenze, curare i feriti e aiutarli a superare il trauma e tornare a sognare un futuro migliore. Si possono inviare offerte sul c/c postale 19583442 intestato all’Agenzia della Pace, specificando ‘Bambini di Gaza’. 3: Come già accennato, organizzare una ‘spedizione’ a Gerusalemme, in Israele e nei Territori palestinesi occupati. ‘Per mettere definitivamente fine a questa sanguinosa follia’. Ma nella marcia di Assisi qualcosa non andavaSperavo sinceramente, domenica scorsa, di vedere in Assisi una manifestazione per la pace diversa dal solito, dato che nel foglio distribuito partecipanti si dichiarava ormai finito ‘il tempo per la vecchia politica, per la retorica, per gli appelli vuoti e inconcludenti’. Ma il copione, eccettuate soprattutto la presenza e le sagge parole del vescovo di Assisi Sorrentino davanti alla basilica di San Francesco, non mi è sembrato granché diverso dal solito. Il logo, i discorsi dei soliti politici, le interviste, gli striscioni ecc. erano chiaramente sbilanciati contro una delle due parti in conflitto. E già questo mi è apparso un grosso neo, perché con i ‘contro’ non si va molto lontano. Vedendo tanti partecipanti, giustamente indignati contro le violenze e la guerra in Medio Oriente, mi sono chiesto perché mai tanto silenzio nei mesi scorsi, quando dall’India giungevano ogni giorno notizie di feroci massacri contro i cristiani, delle distruzioni di migliaia di case e chiese, della fuga nelle foreste di interi villaggi cristiani; perché mai le tante bandiere inneggianti alla non violenza fossero rimaste nei ripostigli. Pensavo, anche, che non è lecito tacere di fronte al fatto che le violenze contro i cristiani dell’India, rei soltanto di sottrarre i paria allo sfruttamento delle ‘classi superiori’, non abbiano suscitano sdegno e proteste adeguati; che, più in generale, la lunga scia di sangue dei nuovi martiri cristiani (centinaia negli ultimi mesi; milioni nel secolo scorso!) non abbia quasi lasciato traccia nelle coscienze di tanti che pure lodevolmente operano per la pace e i diritti dei popoli. Non sarà che queste vittime sono ritenute politicamente insignificanti? Le manifestazioni per contrastare la violenza vanno sicuramente fatte; ma in qualsiasi caso, con forza e pubblicamente, se si vuole essere credibili. E in tali casi noi cristiani dovremmo essere in prima fila accanto a chi sinceramente opera per la pace e avversa ogni forma di violenza, pur convinti che lo strumento primo e irrinunciabile è la preghiera rivolta a Colui che ‘è la nostra pace’, come hanno opportunamente ricordato, anche in questa circostanza, i Vescovi dell’Umbria.

AUTORE: Don Vittorio Peri - Assisi