Le tre venute del Signore

Riflessioni dell'Arcivescovo per il tempo di Avvento: 'Oggi si stenta a capire l'autentico significato della seconda venuta di Gesù'

È iniziato il cammino di Avvento in preparazione al Natale. Riportiamo per un’ulteriore riflessione parte del testo che l’arcivescovo mons. Riccardo Fontana ha pubblicato sul Giornale dell’Umbria, proprio sull’Avvento. ‘La fede cristiana, fin dall’epoca dei Padri – afferma il presule -, contempla tre venute del Signore Gesù in mezzo a noi: la prima nell’umiltà del presepe di Betlemme; l’ultima è il suo ritorno quando ad ogni persona sarà palese che Egli è il Signore. Questa manifestazione è quanto, dalla corrispondente espressione lessicale semitica, abbiamo tradotto con la parola ‘gloria’. Si tratta di un termine assai bistrattato nel nostro vocabolario. Da una parte evoca il concetto pagano della pompa organizzata per festeggiare il vincitore della battaglia, al ritorno in patria. D’altra parte è divenuto una parola chiesastica di cui piccoli e grandi non di rado stentano a capire il significato. A quest’ultimo mi pare connessa la fede nella seconda venuta di Gesù, che è l’incontro tra il Cristo e ogni persona della terra, uomo e donna, d’ogni tempo e d’ogni cultura. Dio, che si è rivelato molte volte e in diversi modo ai Padri per mezzo dei profeti e anche nella vicenda di Gesù, dalla povertà di Betlemme alla resurrezione, resta Deus absconditus. Cioè Dio è nascosto, fin quando non si incontrano il progetto del Signore di farsi presente ad ogni persona e la volontà della persona a porre le condizioni per riconoscere il suo Signore. È assolutamente certo l’immutabile disegno di Dio di manifestarsi come Padre a ciascuno dei suoi figli. Tutti gli uomini e le donne della terra per essere figli dell’unico Padre sono inevitabilmente fratelli. Questa condizione non è conseguenza della volontà umana, ma effetto del disegno originario di Dio. È un fatto che appartiene alla stessa natura, né può essere cancellato dalla distorta e peccaminosa situazione di quanti contraddicono nei fatti l’essere, per nascita, tutti figli di Dio. In una parola si può essere cattivi fratelli, anche pessimi fratelli, ma pur sempre fratelli. Si scelgono il marito o la moglie, ma non è dato di scegliere né i genitori, né i fratelli. Questa contraddizione nel lessico cristiano porta il nome di peccato. Iddio che creò il mondo con potenza, lo salva con pazienza. Assolutamente rispettoso della libertà, il ‘Padre nostro’ attende che tutti i figli ritornino a casa. Nel piccolo girotondo degli anni, di cui ogni uomo dispone nel tempo, non sprechiamo l’occasione che ci è data: cristiano che mi leggi, non lasciare che le quattro settimane che ci separano da Natale siano solo tempo di acquisti o di querimonie perché il danaro che circola è poco; poco ti serve per riacquistare la condizione di figlio di Dio, che è invece il tesoro’.