‘Un momento non di semplice celebrazione, ma di riflessione’ sui temi della legalità, della solidarietà, dell’accoglienza, dei diritti e del rispetto della natura, della lotta all’ecomafia, alla fame e agli sprechi, della sicurezza sui luoghi di lavoro. Don Luigi Ciotti, invitato a premere il pulsante che libera l’energia elettrica necessaria per disegnare sul versante del monte Ingino che guarda la città l”Albero di Natale più grande del mondo’, passa in rassegna le problematiche che da anni lo vedono impegnato al fianco degli ultimi e degli emarginati, a ‘dare voce a chi non ce l’ha’ per fare di una cerimonia l’occasione per invitare tutti a ‘sporcarsi un po’ le mani’, per portare avanti ‘un cambiamento che ha bisogno del contributo di ciascuno di noi’. Il richiamo di questo prete, in prima linea sul fronte del disagio e della difesa dei più umili ed emarginati, avviene in una circostanza opportuna. L’Albero realizzato dagli ‘alberaioli’ con agilità, sacrificio e pazienza, non è ‘soltanto un eugubino in più’, secondo la felice definizione del presidente del Comitato Danilo Sannipoli, ma la sintesi e l’espressione di valori ereditati dall’insegnamento di Ubaldo e Francesco: appunto la solidarietà, la pace, la riconciliazione, l’attenzione al prossimo considerato nella più ampia accezione del termine. Don Ciotti ha il merito di scendere nel particolare con la foga, la credibilità, la ‘grinta’ tipica degli uomini che hanno deciso di ‘sporcarsi le mani’ per testimoniarli ogni giorno, per battersi per la loro concreta realizzazione. Nella sua visione l”Albero, con i suoi rami, accoglie tutti in un abbraccio affettuoso, aperto alla giustizia, alla speranza, all’ascolto, al rispetto dei diritti di ciascuno’. Per coniugare accoglienza e sicurezza ricorre all’episodio dell’ammansimento del lupo da parte di san Francesco. Il Santo va incontro alla belva inferocita chiamandola ‘fratello’ e assicurandogli da mangiare. Gli dà amicizia e lo aiuta a risolvere i suoi bisogni. La ‘fame del lupo ‘ ha proseguito don Ciotti ‘ ci ricorda gli esiliati dalla fame, i 18 mila morti cui sono andati incontro coloro che sono riusciti soltanto ad arrivare ai margini, ma non in Europa, i tanti bambini che muoiono nel mondo per mancanza di cibo’. Ha concluso definendo l”Albero di Gubbio un dono per tutti, che ci ricorda di essere vicini a quanti sono calpestati nei diritti di libertà e dignità’.
Un grande abbraccio al mondo
Le parole del prete anti-mafia don Ciotti all'accensione dell'Albero
AUTORE:
Giampiero Bedini