Non bastavano tre anni di pandemia e oltre uno di guerra, accanto alla ultradecennale crisi economica e alle nuove questioni ambientali ed energetiche planetarie. Ci mancava un nuovo terremoto a sferzare la nostra terra umbra, che ormai da decenni sembra perennemente impegnata in una infinita fase di ricostruzione.
Quando la terra trema e provoca distruzione, l’uomo si sente quasi sempre impotente, percepisce il proprio “nulla” di fronte alle forze della natura. Quante volte – per lavoro – mi è capitato di raccontare la furia della terra e la disperazione delle persone… L’Umbria del 1997, L’Aquila e l’Abruzzo nel 2009, Spina e il Marcianese lo stesso anno, l’Emilia nel 2012, la devastazione e le vittime tra Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche nel 2016, e adesso ancora il nostro “Cuore verde”. Luoghi e situazioni anche molto diverse fra loro, che hanno però un unico comune denominatore: gli sguardi delle persone, gli occhi assonnati e stanchi, ma al tempo stesso persi e sbarrati, i volti tirati degli adulti e le domande spesso soffocate dei bambini.
Che succede ora? Che ne sarà di noi? Possibile che la nostra casa, all’improvviso, diventi un luogo ostile e pericoloso? Qualcuno potrà aiutarci? La sensazione di incertezza che segue l’essere sbattuti fuori dalla propria abitazione è una di quelle condanne che non si augurano a nessuno. Ma è proprio in un momento come questo che c’è bisogno di farsi forza gli uni con gli altri, di darsi la mano, di incoraggiarsi e di condividere fatiche e incertezze.
Gli aiuti economici per emergenze e ricostruzione che arriveranno – speriamo presto e bene – da Governo e Amministrazioni locali, da soli, non bastano. C’è bisogno di sentirsi ancora e più forte una comunità di persone che fanno squadra, che lottano insieme, che condividono speranze e rinascita. Solo così possiamo addomesticare, almeno in parte, la ferocia del sisma e imparare a convivere con fratello Terremoto.
Proprio come il lupo di Gubbio, la città medievale dove il terremoto ha colpito duramente tra il 1982 e il 1984. Il settore edile in questi quarant’anni ha saputo innovarsi e trovare le soluzioni tecniche per esorcizzare il terrore delle scosse. Quelle degli ultimi decenni hanno fatto molta meno paura e non hanno più provocato danni pesanti.