di Nicola Salvagnin
A Verona sono state tagliate le corse degli autobus: mancano gli autisti. Si fanno concorsi a tutto spiano, non si presenta nessuno. Nel Veneto la Regione ha messo in palio oltre 150 assunzioni di medici nei pronto soccorso: concorso sostanzialmente snobbato, le carenze d’organico rimangono impressionanti.
In Emilia, Lombardia, Nordest ci sono molte aziende che stanno mettendo in pratica progetti di ampliamento. La difficoltà non è tanto quella di realizzarli, ma di reperire personale di qualsiasi tipo. Nella costa adriatica, ma anche in Liguria, nelle località turistiche di montagna e nelle città d’arte c’è un’affannata corsa ad accaparrarsi cuochi, camerieri, addetti alle pulizie, alle camere, ma anche bagnini, bigliettai, personale amministrativo…
La difficoltà maggiore nel mercato delle auto non è quella di costruirle o venderle, ma di… trasportarle: mancano camionisti in tutta Europa, chi guida le bisarche verso le concessionarie? Ma la situazione – paradossale fino a pochissimi anni fa – sta contagiando pure la pubblica amministrazione: carenza totale di insegnanti di matematica e di lingue; molti enti pubblici senza personale negli uffici tecnici, dagli ingegneri fino alle più umili mansioni. Insomma il lavoro c’è, l’Italia in questo momento ha il più basso tasso di disoccupati da molti decenni. Mancano i lavoratori.
E si sta verificando quel che il giuslavorista Pietro Ichino aveva profetizzato in un libro di un paio d’anni fa: sono i lavoratori che si scelgono l’azienda, che valutano retribuzioni ma anche percorsi di carriera, welfare aziendale, distanze dall’abitazione. La cifra di chi in questi ultimi due anni ha cambiato lavoro è semplicemente impressionante. Si temevano i licenziamenti? In massa sono arrivate le dimissioni, i cambi di casacca se non di percorsi lavorativi. Questa situazione tra l’altro sta svuotando quella fascia di lavoratori che il sociologo Luca Ricolfi aveva definito “i nuovi schiavi”: tutti coloro che si occupano di mansioni faticose e/o sottopagate.
Dall’estero arrivano sempre meno “stranieri”, gli italiani hanno più facilità ad affrancarsi. E così non c’è carenza solo di ingegneri specializzati, ma pure di addetti nei supermercati, di badanti, di commesse nei negozi, di corrieri per pacchi o cibo, di addetti alle pulizie. Doveva arrivare la tecnologia che ci avrebbe sostituito con i robot. Intanto è arrivata questa penuria di lavoratori che si può risolvere solo convincendo quella fetta (ampia) di italiani che per scelta non lavorano: auguri. E se poi ci si riduce a contare sui più giovani e sulla demografia, finalmente cominceremo a capire sulla nostra pelle cosa comporta la denatalità.