Famiglie s’aiutano che il Ciel le aiuta

Esperienze raccolte al volo tra le famiglie partecipanti al Convegno regionale dedicato loro dalle diocesi. Come hanno affrontato i tanti problemi?

Fare una famiglia oggi è più rischioso di una volta? C’è chi ricorda che ‘i nostri genitori uscivano dal dopoguerra, quando l’Italia era a pezzi economicamente. Però ci si rimboccò le maniche e la speranza nella vita era tanta’. Sarà stato pure così, non c’è da dubitare. Oggi, però, i tempi sono quelli del lavoro precario se non precarissimo, delle crisi finanziarie internazionali, delle banche che mettono in dubbio la capacità di risparmio delle famiglie. E dei Governi che ti tartassano con le tasse, senza offrire in cambio dei veri servizi alle famiglie. Si pensi solo alla scarsa diffusione degli asili nido sia nei Comuni, sia nelle aziende. Le nuove coppie si formano nell’incertezza dei tempi, dove anche l’essere laureato ti consegna ‘ nella migliore delle ipotesi – ad un bel lavoro flessibile e stressante. Cinzia di Spoleto, 38 anni, spinge un passeggino da poco occupato. ‘Ho un lavoro a tempo determinato – afferma – ma mio marito ha fortunatamente un impiego stabile. Senza il suo lavoro fisso non andremmo avanti. Per fare una famiglia c’è bisogno di sicurezza e affidabilità. Noi, fra l’altro, abbiamo anche una casa di proprietà e già il fatto di non dover pagare un affitto ci avvantaggia e ci fa vivere più sereni. E ora, se riuscirò a riprendere a lavorare, lo potrò fare solo grazie all’aiuto dei miei genitori che si occuperanno della bambina quando noi saremo fuori casa’. Anche Serena è di Spoleto. Ha 30 anni: ‘L’isolamento è un problema molto sentito tra le famiglie. Subito dopo il matrimonio è abbastanza frequente avere problemi di solitudine, è accaduto anche a me. Grazie a Dio la parrocchia e la comunità ci si è fatta vicina e grazie ad essa abbiamo compreso a pieno la meraviglia della famiglia. C’è poi il problema della precarietà del lavoro. Mio marito, che è ingegnere, ha avuto il contratto a tempo indeterminato solo tre mesi fa, prima aveva cambiato lavoro anche tre volte in un anno. Era difficile, in quella condizione economica e di vita instabile, programmare più di tanto. Direi impossibile’. Matteo è sposato con Assunta. Hanno due bambine, arrivano da Perugia. ‘Forse dedichiamo poco tempo alla famiglia. Questo è il nostro principale problema. Collaboro con uno studio di architettura – afferma il primo – e non mi ha mai spaventato sapere di avere una collaborazione che può finire in qualsiasi momento. Però mi si chiede, spesso, di aumentare il carico delle ore di lavoro: vedo alcuni colleghi che aderiscono a tali richieste, ma la loro vita diventa povera e stressante. A volte devo dire dei no al datore di lavoro, ma credo che avere delle idee chiare porti sempre dei vantaggi. Noi siamo comunque fortunati, perché i nostri genitori vivono a Perugia e ci sostengono: i miei amici che non hanno nessuna famiglia d’origine alle spalle sono letteralmente soli: ciò comporta dei grossi problemi, specie nell’accudire i figli’. ‘La nostra esperienza è abbastanza normale’, racconta Massimo da Perugia. Ma nel costruire una famiglia un po’ bisogna anche fidarsi, perché è una realtà che ci completa e ci fa crescere a livello personale. Non sempre occorre aspettare il posto fisso o la promozione con conseguente maggiore guadagno, perché si rischia di non fare mai una famiglia. Se la persona con cui si sta insieme è la persona giusta, allora consiglio di affidarsi allo Spirito santo e ‘buttarsi’. Noi ci siamo sposati giovani, a 24 anni. Solo io lavoravo. Però ritengo che sia necessario commisurare i bisogni del nucleo familiare con dei parametri un po’ più reali. Si desiderano tante cose, ma bisogna aver ben presente che, specie in presenza di una famiglia e delle sue necessità, non si può avere tutto. I figli sono una spesa, senza dubbio, ma non per forza devono essere vestiti alla moda e avere subito l’auto a 18 anni’. Fernando e Daniela giungono da Spoleto. ‘L’attacco più importante e pericoloso alla famiglia è quello che punta a minare la sua unicità di cellula base della nostra società. La famiglia ha prodotto cultura e tradizioni importanti per tutti. Quindi la famiglia deve restare composta da mamma, papà e figli. Oggigiorno la precarietà del lavoro è un problema, che aggrava ancora di più il progetto della famiglia. Ma, al di là delle difficoltà economiche, c’è il progetto di due persone che vogliono amarsi e procreare insieme. Ai nostri giovani dobbiamo trasmettere la speranza del futuro. Ai nostri giovani dobbiamo ripetere le parole del nostro arcivescovo, che si rivolge loro dicendo: Sognate!’. Gli interventi al Convegno del sociologo Francesco Belletti, direttore del Cisf, e di Simone Pillon, presidente del Forum associazioni familiari dell’UmbriaIn difesa dei valori sociali della famiglia messi sotto attacco dalla società stessa l direttore del Centro internazionale studi famiglia, Francesco Belletti, è un sociologo che riesce a spiegare in maniera chiara anche le criticità della famiglia contemporanea. Lo fa un po’ ‘a salti’, ma alla fine il quadro di riflessioni proposto è completo. La prima domanda che Belletti pone alla folta platea convenuta a Santa Maria degli Angeli è: ‘Vogliamo o no che la famiglia continui ad educare i figli sui valori chiave e, quindi, a produrre cittadini che si impegnino per il bene comune?’. La risposta è sì. Ma, allora, occorre guardare in faccia la realtà. Ad iniziare dalle modificazioni che il nucleo portante di ogni società sta attraversando. ‘È un dato di fatto – afferma il sociologo, che rivela le sue origini assisiati – che la nostra famiglia si sta assottigliando, a partire dai numeri. Il legame di coppia è entrato in crisi: ogni tre matrimoni che si fanno, uno va all’aria’. Con immediate ripercussioni sociali, specie sui figli. Molti di loro, nella separazione o nel divorzio dei genitori, non si relazionano più con la figura paterna, subendo una grave menomazione che si porteranno dietro per tutta la vita. Mancando un pilastro del sistema educativo familiare, ossia la presenza di uno dei due genitori, i figli saranno ‘cittadini squilibrati’ una volta che faranno il loro ingresso nella società dei grandi. ‘Educare le persone all’essere adulto, alla responsabilità e alla fertilità di ogni loro azione – continua Belletti – è uno dei compiti principali della famiglia. La famiglia sviluppa infatti una forte qualità dei legami fra i suoi componenti, non di tipo oppressivo ma fondata sulla libertà. La corresponsabilità che la famiglia sviluppa al suo interno è elemento fondamentale per far crescere buoni cittadini’. Un insegnamento che permette di crescere cittadini liberi e sicuri di se stessi, con chiaro beneficio per la società in cui viviamo. Belletti ha insistito particolarmente sulle funzioni di cura della famiglia. ‘La famiglia italiana è ancora, mediamente, un soggetto responsabile. Che però va aiutata dallo Stato, concretamente, prima che sia troppo tardi. La famiglia sostiene spontaneamente i propri disabili, i propri anziani. Lo fa senza che nessuno glielo chieda, ma i governanti di questo Paese non possono continuare a far finta di niente, ad ignorare le mille difficoltà che famiglie siffatte comunque attraversano’. Il presidente del Forum delle associazioni familiari dell’Umbria, Simone Pillon, ha lanciato poi il suo grido d’allarme: ‘La famiglia è sotto attacco’, ha esordito. Un attacco che arriva da più parti. In particolare, Pillon ha parlato di un attacco ideologico. ‘Oggi non si parla più di famiglia, ma di famiglie, come se questo fosse possibile – ha detto Pillon – ignorando che tutto questo propagandare varie precarietà affettive impedirà alle future generazioni di fare le giuste scelte per garantire la tenuta del sistema sociale. Poi c’è un attacco di tipo economico a chi fa famiglia. Al punto che – ha continuato con sarcasmo il presidente del Forum – metter su famiglia non è più conveniente, visto le tante tasse e balzelli che la colpiscono’. Quanto all’Umbria, Pillon ha rimarcato: ‘La nostra regione manca di politiche familiari serie. Si tutela il disabile, l’anziano, il tossicodipendente, ma non le famiglie che continuano ad accoglierli per amore. Sono queste, invece, che andrebbero sostenute in maniera nuova e convinta’.

AUTORE: Paolo Giovannelli