‘Credo che ci sia un diritto di ogni popolo ad avere la Sacra Scrittura tradotta nella propria lingua, e che noi cristiani abbiamo il dovere di farla giungere nella lingua di ciascun popolo’. Così mons. Vincenzo Paglia ha introdotto la presentazione dell’inchiesta internazionale sulla lettura della Bibbia in prospettiva ecumenica nell’ambito delle attività del Sinodo dei vescovi ‘La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa’, in programma a Roma fino al 26 ottobre. Una ricerca commissionata dalla Federazione biblica cattolica, della quale mons. Paglia è presidente, e realizzata dall’Eurisko, che ha portato alla luce una realtà sulla conoscenza della Bibbia da parte delle comunità cristiane nei diversi Paesi del mondo piuttosto positiva, anche se sono ancora molte le persone che non hanno familiarità con la Parola di Dio. Dalla ricerca sociologica emerge, infatti, come nella maggior parte delle case sia presente una Bibbia, ma che pochi la utilizzino. Sono soprattutto le giovani generazioni ad avere poca frequenza con la conoscenza della Bibbia, che risulta più conosciuta da persone di mezza età. Nei dodici casi nazionali considerati, una larghissima maggioranza di individui dichiara di aver fatto esperienza, almeno una volta nella vita, della vicinanza e della protezione da parte di Dio o comunque di un Essere superiore. Non stupisce quindi che una altrettanto larga maggioranza degli intervistati dichiari di pregare e di farlo con una elevata frequenza. Diversa è invece la diffusione della pratica. Questa non vive di sola ‘domanda religiosa’ ma del rapporto tra ‘domanda religiosa’ ed ‘offerta religiosa’. Il ‘consumo di riti religiosi’ ha enormi margini di crescita, e l’offerta religiosa è ben lungi dall’aver soddisfatto tutta la potenziale domanda già presente. Tornando alla conoscenza della Bibbia, il 75% degli italiani, ad esempio, ha una Bibbia in casa, ma solo il 27% ne ha letto un brano nell’ultimo anno. In genere alla lettura è preferito l’ascolto di omelie e prediche, che vengono apprezzate dalla quasi totalità degli intervistati. La Bibbia finora è stata tradotta in 2.454 lingue (per intero, solo in 458) ma ne restano ancora 4.500. La Bibbia quindi come base del dialogo ecumenico, strumento di unione delle Chiese cristiane, e vera e propria eredità comune. Da questo assunto s’inserisce il comune obiettivo della Chiesa cattolica e di quelle protestanti per la diffusione della Scrittura, con ulteriori traduzioni e con un’interpretazione comune dei testi sacri che sia basata sempre sull’ascolto di ciò che Dio comunica tramite la Sua parola.
La Parola nel cassetto
Diocesi. Al Sinodo dei vescovi mons. Paglia presenta un'inchiesta sulla Bibbia
AUTORE:
Elisabetta Lomoro